Grower a domicilio

Soft Secrets
13 Apr 2013

La copertina dello scorso numero era dedicata alla notizia dei sempre più numerosi italiani che decidono di produrre in autonomia la propria cannabis. Questa intervista aveva l'iniziale intenzione di inquadrare il fenomeno partendo da un semplice e anonimo grower ma ben presto la conversazione ha preso un'altra strada.


Sono andata a incontrare questo grower trentaquattrenne fondamentalmente perché si faceva un gran bel parlare delle sue abilità botaniche. Sapevo che non era propriamente uno spacciatore ma, come per il ragazzo intervistato sullo scorso numero, ero interessata a raccontare sulla normalità e la naturalezza di un'attività socialmente e legalmente stigmatizzata. Quasi subito però mi sono imbattuta in una storia, a mio modestissimo parere, singolare e allo stesso tempo interessante. T., laureato in biologia e un lavoro precario come tutti noi degli anni Zero, ha scelto di sfidare le sue (giustissime) paranoie in materia di sicurezza e di curare 10 piantine in una casa non sua, per aiutare un amico che voleva imparare.

Da almeno una decina d'anni a questa parte T. si è dedicato alla coltivazione di cannabis perché convinto che la soddisfazione di fumare il proprio prodotto sia impagabile. Vuoi l'esperienza, vuoi che tra amici le voci girano sempre e comunque, più di una persona ha chiesto a T. di mettere a disposizione le proprie competenze sulla coltivazione di marijuana e di approntare semplici grow rooms o addirittura vere e proprie piantagioni. Com'è ovvio la legge Fini-Giovanardi è stata un ottimo deterrente alla lusinga del guadagno facile e questo coscienzioso grower ha sempre declinato cortesemente le offerte. Tranne una volta. Quello che segue è il racconto di come è stato possibile, anche se per una volta soltanto, diventare un grower “a domicilio”. Enjoy.

SSIT: Per te il growing è un semplice hobby o una vera e propria passione?

La fissazione di coltivare ce l'ho da parecchio tempo però è sempre molto difficile – o almeno per me lo è stato – trovare una situazione in cui te lo puoi permettere senza fare minchiate tipo farsi beccare che la fai all'aperto, oppure mettersi in situazioni pericolose.

SSIT: Quando dici situazioni pericolose ti riferisci a luoghi o a persone?

Parlo a livello di scelta del posto ma anche di frequentazioni. Nel senso che mi è già capitato di parlare con gente che non ha esperienza e che quindi mi chiede di coltivare per loro.

SSIT: Quindi vuoi dirmi che hai addirittura avuto proposte di lavoro come grower a domicilio?

Si, mi è capitato. È gente che magari non ha esperienza. Gente a cui mancano le lampade o addirittura non ha la minima idea di cosa serva per metter in piedi una coltivazione. Spesso capita di sentire persone che ti dicono: « La fai a casa mia, tu ci metti l'attrezzatura, io la corrente e si fa la cosa ». Per me la difficoltà principale del farlo a casa d'altri è che non sei sicuro che questa persona non lo dica a nessuno, però alla fine l'ho fatto una sola volta in una situazione che ho valutato come abbastanza sicura.

SSIT: Mi sfugge un particolare: alla fine del raccolto come avete fatto? Avete diviso il prodotto o tu hai avuto uno stipendio tipo giardiniere privato?

Non si sapeva come fare la cosa e alla fine abbiamo deciso di tagliare la testa al toro e fare il classico “fifty-fifty”. Anche se in realtà magari io, stando dietro alle piante, ero quello che rischiava di più. Sai, ad andare in casa d'altri puoi sollevare sospetti: i vicini – che non si fanno mai i cazzi loro – che vedono uno che entra ed esce di casa ogni due giorni anche se l'altro non c'è... Son tutte cose da tenere in considerazione. In fondo, se non hai la sicurezza che nessun altro all'infuori di te e del tizio in questione lo sa, è sempre meglio non farlo.

SSIT: Quindi il discrimine per te, se coltivare o meno, in fondo è una questione di sicurezza?

Si perché finire nei casini per aver coltivato dell'erba non è una gran mossa. Ti massacrano. O stai facendo una roba che dici “ok me la rischio ma se mi va bene faccio dei gran soldi”, altrimenti secondo me non ha molto senso. Se devo coltivare per vendere dei 10 euro o dei 10 grammi al massimo, il gioco non vale di certo la candela. Anche perché, ripeto, per me la sicurezza è un problema. Se ho gente che viene continuamente in casa e in più coltivo è un suicidio. Tu devi sapere sempre chi entra e chi non entra...

SSIT: Perdonami, ma coltivando a casa di un altro mi pare che di rischi ce ne siano eccome!

Ti posso solo dire che con la persona con cui l'ho fatto ero sicuro al 100% che non ci sarebbero stati questo tipo di problemi. Perché per esempio se già uno ha la ragazza e questa lo sa, poi lo vengono automaticamente a sapere anche le amiche e via discorrendo...no! Questa era una situazione in cui avevo valutato che si poteva fare e mi sono buttato.

SSIT: Raccontaci un po' com'è andata. Partendo dalle base: quante piante hai deciso di coltivare? Di che tipo erano?

Allora erano 10 semi femminizzati con un lampada da 600 watt. In una soffitta. L'odore è stato il primo problema perché nonostante io avessi preparato accuratamente tutti i filtri, gli estrattori e le ventole per il ricircolo dell'aria, c'era il grosso problema di contenere il rumore. Non riuscivo a isolarla abbastanza come rumore. Quindi ovviamente di notte non riuscivo a far girare le ventole e quando è arrivato il momento della fioritura, l'odore era diventato pazzesco. Alla fine l'abbiamo risolta chiudendo un occhio per un paio di settimane e incrociando le dita

SSIT: Che varietà avevi deciso di sperimentare? E come hai gestito la coltivazione in soffitta?

Cinque Super Skunk della Sensi Seeds e – non vorrei ricordare male – altre cinque Jorge Diamonds #1 di Dutch Passion. Tutte germinate e tutte arrivate felicemente a fioritura. Ho lavorato con una lampada da 600 watt per una superficie che in tutto era di 2 metri di quadri, forse anche 3, e le piante ci sono state giuste giuste.

Come ti dicevo il luogo che avevamo scelto era una soffitta ma questa ha un grosso problema: se non è ben isolata è un casino per la temperatura. Era già nei patti di fare una botta e via e quindi decidemmo in comune di prenderci tre mesi scegliendo tra quelli che teoricamente ci avrebbero dato meno problemi in termini di temperatura. Abbiamo quindi dovuto spostare semina e germinazione dei semi verso fine estate: erano i primi di settembre, e già allora nella soffitta si sfioravano i 30°.

Poco dopo però si è presentato il problema opposto, ovvero quello che essendo in una soffitta senza impianto di riscaldamento, la stanza potesse diventare troppo fredda. Alla fine abbiamo risolto con una stufetta elettrica termostatata, di quelle a ventola, che in realtà abbiamo usato veramente poco. Contavamo di arrivare a fine novembre ma forse per la troppa escursione alla fine ci ha messo quasi quattro mesi. Però le piante si sono anche comportate bene. Crescevano poco, maturavano lentamente ma il prodotto finale non è stato affatto male.

SSIT: Per la cura delle piantine ti sei orientato sul biologico o hai ceduto anche tu alla magia della chimica?

No, ho sempre e solo seguito la natura. Ovvio i fertilizzanti li ho comperati in un grow shop ma sempre e rigorosamente biologici. A base di melasse, guano e cose così. Nessun pesticida, nessun fertilizzante chimico.

SSIT: Arrivato al momento del raccolto, quanto ti hanno fruttato in definitiva 10 piantine?

Sui 270-280 grammi in totale. Che magari non è una grossa quantità però per le condizioni in cui sono cresciute è stato un buon risultato secondo me. Le piante sono state sempre sanissime, non hanno avuto mezzo problema né di muffe né di acari e la cosa mi ha sorpreso parecchio. La soffitta era sporchissima e anche se ci eravamo fatti il culo per ripulirla era comunque una soffitta disabitata...

SSIT: Non so perché, ma io una soffitta la immagino sempre coi topi. Anche tu hai avuto ospiti indesiderati?

Effettivamente i topi in quella soffitta c'erano ma fortunatamente ce le hanno lasciate stare. Abbiamo messo le trappole e ne abbiamo presi eh, ma con sorpresa ci hanno lasciato stare le piante!

SSIT: Arrivato alla prova del gusto, il prodotto finale è stato di tuo gradimento?

Sono rimasti soddisfattissimi tutti, io per primo anche perché, come ti ho detto, per come era cresciuta tra mille sbalzi di temperatura, non avevo assolutamente grosse aspettative.

SSIT: In che modo hai deciso di gestire la concia?

Quando abbiamo fatto la pesata iniziale erano più di tre etti, per l'essiccazione sono rimasto sempre nella stessa soffitta, accendendo le ventole ogni tanto e fine. Le lasciavo lì al buio, ferme. 

SSIT: E per conservarla invece? Anche tu hai optato per la conservazione sotto vetro?

Io l'ho fatta seccare per 15 giorni e poi l'ho messa in vaso. Ogni giorni aprivo per cinque minuti in modo da far prendere un po' d'aria e poi richiudevo. Ho smesso solo quando ho visto che le cime si sbriciolavano bene in mano, che ti lasciavano magari un po' di appiccicoso ma non umido. Certo un po' di peso l'ha sempre continuato a perdere e alla fine si è arrivati ai 270-280 grammi che ti dicevo.

SSIT: In questo momento hai qualche coltivazione in ballo?

In questo momento no perché non ho le garanzie di sicurezza che ti dicevo prima ma, se ne avessi la possibilità, lo farei sempre.

SSIT: Se ne avessi la possibilità come ti comporteresti? Mi spiego: coltiveresti in nome dell'autarchia o per farci su anche qualche soldo?

Beh ovviamente la coltiverei soprattutto per darla via! Di 'sti tempi tirare su qualche euro in più non fa certo male e poi curare le piante è un vero e proprio lavoro, non vedo cosa ci sarebbe di male a guadagnarci.

SSIT: Faccio l'avvocato del diavolo e in modo subdolo ti chiedo: cosa pensi riusciresti a guadagnare da una produzione a ciclo continuo?

Eh, è un calcolo che ho provato a fare anch'io diverse volte ma non sono mai riuscito a venirne a capo, perché non ho idea di quale quantitativo aspettarmi da un raccolto. Se coltivassi a ciclo continuo – quindi facendo talee e non avendo ogni tre o quattro mesi la spesa fissa per i semi femminizzati – e avendo raccolti molto più ravvicinati, tipo ogni due mesi usando autofiorenti, dovrei calcolare che qui 270 grammi li avrei ogni due mesi. Facendo poi un'impianto in continuo mi metterei in condizioni molto migliori di quelle avevo nella soffitta, quindi penso che la resa la potrei aumentare notevolmente. Il mio sogno sarebbe quello di riuscire a fare un grammo con un watt ma non so se sia una resa umanamente possibile.

 Allora ti auguriamo di diventare il Water White (chi non avesse ancora visto la serie Breaking Bad, faccia ammenda e rimedi immediatamente! n.d.a.) della marijuana e se dovessi avere bisogno di qualche dritta, scarica le edizioni di Soft Secrets dal sito www.cannabis.info/IT/softsecrets. Grazie della chiaccherata.

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