Canapisa 2011
È stata una stagione movimentata per l'Osservatorio Antiproibizionista di Pisa e per Canapisa 2011 perchè Giovanardi aveva al solito deciso di contrastare l'iniziativa rivolgendosi a Sindaco, Questore e Prefetto: "Mi facciano conoscere se siano state previste misure straordinarie di controllo dell'ordine pubblico, tenuto conto degli eventuali profili d'illegalità e dei possibili rischi sanitari".
E' stata una stagione movimentata per l'Osservatorio Antiproibizionista di Pisa e per Canapisa 2011 perché Giovanardi aveva al solito deciso di contrastare l'iniziativa rivolgendosi a Sindaco, Questore e Prefetto: "Mi facciano conoscere se siano state previste misure straordinarie di controllo dell'ordine pubblico, tenuto conto degli eventuali profili d'illegalità e dei possibili rischi sanitari".
E' stata una stagione movimentata per l'Osservatorio Antiproibizionista di Pisa e per Canapisa 2011 perché Giovanardi aveva al solito deciso di contrastare l'iniziativa rivolgendosi a Sindaco, Questore e Prefetto: “Mi facciano conoscere se siano state previste misure straordinarie di controllo dell’ordine pubblico, tenuto conto degli eventuali profili d’illegalità e dei possibili rischi sanitari”.
Il sindaco Filippeschi aveva rincarato la dose giudicando tardivo l’intervento del governo, mentre il quotidiano locale si era fatto promotore di un sondaggio proibizionista trasformatosi in un boomerang perché l’89% dei cittadini si era dichiarato a favore. A questo punto la Canapisa Crew aveva spiegato come la manifestazione, fin dal 2000, si fosse sempre svolta regolarmente e che a causa dell'intervento del ministro “l’atteggiamento delle istituzioni cittadine, con le quali negli anni scorsi abbiamo collaborato per garantire la miglior riuscita della Street con il minore impatto sulla città, nei nostri confronti è cambiato radicalmente”. In effetti più che l'opinione pubblica è stato il Comune a dividersi tra favorevoli e contrari, a dimostrazione di come in alcuni casi i politici siano più arretrati della popolazione, considerata troppo spesso razzista e ignorante. Sono state polemiche pretestuose che hanno peraltro visto la prima autorità sanitaria di Pisa ignorare la domanda che da sempre pone il movimento antiproibizionista a livello mondiale e cioè una politica giusta ed efficace volta ridurre i danni e i rischi per tutti, tramite processi non repressivi di crescita collettiva. Canapisa ha dimostrato l'insipienza degli argomenti contrari volti a impedire la libera espressione e quindi la Prefettura l'ha autorizzata, intimando però il divieto di somministrazione, detenzione e consumo di bevande alcoliche (che peraltro i giovani si sono portati da casa). L'ordinanza conteneva poi una postilla positiva poiché il divieto era rivolto solo all'alcool, la cui vendita è di fatto delegata alla camorra appostata in tutti angoli delle strade: un curioso effetto secondario che rinfocola addirittura in questi casi un mercato criminale, sostenuto direttamente dalla proibizione e dalla pubblica sicurezza.
La persistenza degli attivisti è stata il fattore decisivo, “seminando dissenso” musicale con benefit organizzati con Resistence Kristian e Tu Shung Peng Bass Klaat e le ragioni della canapa industriale con Angela Grimaldi e Felice Giraudo di Assocanapa e la discussione “Marjuana: una guerra infinita” con Massimo Lorenzani del Lab 57, Franco D'Agata del Gabrio di Torino e Federico Giusti dei Cobas.
Canapisa 2011 ha dimostrato, con la partecipazione di oltre cinquemila persone e il clima festoso, di essere la scadenza più importante del Norditalia e che, con la partecipazione straordinaria di un piccolo gruppo di cannabis indignados della Spagna, si sta muovendo ormai verso una dimensione globale.
Anche in questa occasione il sindaco ha dimostrato ancora una volta come le cosiddette politiche urbane riguardino il look del centro storico più che la sostanza.
Da parte dell'Osservatorio arriva una ulteriore critica: "I motivi per i quali l'amministrazione comunale vorrebbe proibire lo svolgimento della Canapisa sembrano quantomeno pretestuosi”. Il fatto che dopo la street parade siano stati trovati "scritte e disegni sui muri dei palazzi" significa soltanto che anche a Canapisa avviene quello che da sempre accade ad ogni partita di calcio, ad ogni festa patronale e ad ogni appuntamento pubblico in cui le persone riescono a liberare la propria voglia di esprimersi. Ci è sembrato molto curioso vedere citato "lo scempio della Cittadella", se si considera che Canapisa non termina nella stessa Cittadella dal 2002 e che nel frattempo sono intercorse altre 7 edizioni della street parade, nelle quali evidentemente non si è registrato alcuno “scempio”.
Non capiamo con quale coraggio l'amministrazione richiami gli organizzatori di Canapisa alla “competenza”, alla “serietà” e all’ ''attenzione' ai problemi delle dipendenze”, se consideriamo che l'unico provvedimento di questa stessa amministrazione comunale in materia è stato il taglio dei fondi per i progetti di riduzione del danno. Decenni di proibizionismo sulle droghe non hanno fermato la diffusione delle sostanze proibite ed hanno prodotto solo lauti guadagni per le narcomafie, morte, carcere e persecuzioni di ogni genere per decine di milioni di persone. Per difendere tanta barbarie e tanta crudeltà, oggi non basta più la disinformazione di Stato, serve anche la censura. La triste realtà è che con la sua dichiarata intenzione di “vietare Canapisa”, la giunta comunale pisana si accoda alle criminali politiche liberticide del governo Berlusconi che, pur di difendere il proibizionismo, sta varando codici di censura (come quello già in vigore per le trasmissioni radiotelevisive), che in questo Paese non esistevano più dai tempi del fascismo.
Alla fine tutto è andato comunque benissimo. La polizia si è addirittura complimentata con il direttore Alberto Mari per il magnifico scenario e per il comportamento civile dei manifestanti sfilati lungo l'Arno, mentre nella parte più centrale il Sindaco si consolava con le canne della gara di spinning. “Ci sembra veramente abominevole - concludono poi gli antiproibizionisti - scrivere che gli stili di vita dovrebbero essere competenza degli organi competenti. Noi, ingenuamente, eravamo ancora convinti che gli stili di vita non potessero dipendere da altro se non dalla libera scelta delle persone”.¨
Anche affrontare la giornata alzando al massimo la tensione e rendendo pericolosa quella che tutti gli anni è stata una manifestazione pacifica gestita efficacemente. Che senso ha mettere in pericolo i migliaia di partecipanti pur di non fare passar il corteo nel centro cittadino, senza oltretutto concedere l’arrivo in una piazza centrale, da cui le persone possono tranquillamente defluire come in ogni altra manifestazione? Che senso ha portare migliaia di persone su una strada statale periferica senza curarsi delle modalità di arrivo di un corteo così numeroso? La sola risposta che possiamo immaginare è che il pregiudizio regna all’interno delle decisioni prese e che la politica del terrore si sta abbattendo su di noi! Non vogliamo essere la prossima vittima sacrificale di questa cultura repressiva.
Ci auguriamo infine di poter riportare il dibattito sulle problematiche inerenti al proibizionismo e non di dover continuare a discutere di censura o di limitazioni alla libertà di espressione. Ma in fondo, pensandoci bene, che cosa è il proibizionismo se non una limitazione della libertà di espressione ed una forma di censura?