Tutti pazzi per Mary Jane

Soft Secrets
20 Jul 2016

L'ultima volta non era andata così bene. L'ultima volta che una fiera sulla cannabis si era tenuta a Berlino, la biglietteria è rimasta piena e gli stand sono rimasti vuoti. Correva l'anno 2004 e nella Germania riunita di Gerhard Schröder le discussioni antiproibizioniste e le innovazioni tecniche nel campo della coltivazione della marijuana, come si suol dire, “non tiravano”. 


A 12 anni di distanza, complici i passi da gigante fatti nello smontare lo stigma sociale legato al consumo di erba, la storia sembra essere tutt'altra. Ai cancelli della Postbahnhof – la vecchia stazione postale che affaccia sulla East Side Gallery e i resti dipinti del muro – di fila certo non se ne vede ma una volta oltrepassate le transenne la partecipazione è manifesta: barbe hipster, arti tatuati ma anche sedie a rotelle e passeggini (con foglio di autorizzazione genitoriale), a testimonianza che nel 2016, finalmente anche Berlino è pronta per una fiera della canapa pensata per il grande pubblico. Cento varietà di marijuana in catalogo, più di un centinaio di espositori dedicati, uno spazio fieristico di 5500 metri quadrati. Conferenze, dibattiti, feste.

E persino un glass-blowing show live, per ammirare dal vivo la maestria necessaria a produrre quelle pipe in vetro che tanto piacciono a fumatori e collezionisti. Questo il programma di Mary Jane Berlin, la kermesse internazionale che per tre giorni, alla fine di maggio, ha riportato la capitale tedesca a parlare di nuovo (e sul serio) di cannabis e delle sue infinite applicazioni. La tendenza della fiera è evidente fin dai primi stand all’esterno, all’ombra del ponte della stazione Ostbahnhof: gastronomia, cosmetica e lusso sono gli orizzonti dominanti di un settore in decisa ascesa. La marijuana commestibile, rigorosamente THC free, è l’ingrediente base di pop corn, cupcake e lecca-lecca, venduti in fiera (e online) dall’olandese CannaShock.

Ci sono vini e liquori prodotti con hashish e marijuana da una ragazza austriaca che si fa commissionare superalcolici customizzati dal chitarrista dei Bonfire, c'è pure una gelateria artigianale dalla Repubblica Ceca che, al non proprio modico prezzo di 5 euro, ti farcisce una cialda con tre palline alla vaniglia e semi di canapa. Accanto a uno stand di prodotti per la cucina, tra stampi in silicone per biscotti, uno chef tedesco e un cuoco greco spiegano come realizzare una deliziosa pralina alla cannabis. Entrambi in cura con la marijuana medica, sono gli autori di CannaGusto il masterchef che ha per protagonista la marijuana, in onda ogni due settimane su YouTube “per aiutare chi desidera consumare cannabis a tavola a cucinarla nel migliore dei modi”. Ma tra gli stand di Mary Jane c'è spazio anche per i grower e per chi la cannabis preferisce fumarla, anziché mangiarla.

Ci sono i grossi nomi della fertilizzazione come Atami e Plagron e, nonostante l'esplicito divieto di vendere semi di canapa vigente tra gli stand della fiera, alcune tra le maggiori seed-bank sono presenti all'appello con i loro gadgets: Dinafem, Royal Queen, Barney's Farm. Tra le nuove realtà da tenere d'occhio c'è sicuramente la russa Kalashinikov Seeds, creata da un gruppo di veterani dell'Armata Rossa che dal 2002 coltivano esclusivamente ibridi di AK-47 a est di San Pietroburgo: il loro pezzo forte a Mary Jane è stata la presentazione della linea “Express strains”, semi femminizzati e non autofiorenti capaci di svilupparsi con 14 giorni di anticipo rispetto alla norma.

Con una serie di interessanti conferenze che hanno misurato il polso dell'antiproibizionismo militante tedesco, domenica 29 maggio si è chiuso il primo atto di un grande ritorno. Forte di un bilancio più che positivo in termini di visitatori ed interesse, Mary Jane ha semplicemente detto arrivederci alla capitale: la promessa è di tornare nel 2017 con ancora più espositori e più realtà internazionali. Il merito principale di questo evento è stato senz'altro quello di tornare ad informare pubblicamente e al di fuori della solita stampa di settore un pubblico che negli anni è cresciuto per numero e per interesse.

Che queste informazioni abbiano raggiunto anche la stazione di polizia di fronte a Postbahnhof – nonostante il ferreo divieto di consumare, il dolce profumo della nostra beneamata pianta travalicava spesso i confini dell'expo – non è dato sapere. Quello che è certo ed è un dato, è che nessuno degli oltre 10.000 visitatori che hanno affollato la tre giorni berlinese è stato arrestato o perquisito o semplicemente apostrofato: un ottimo risultato per una Polizei che della war on drug fa ancora il suo cavallo di battaglia, e la dimostrazione lampante che l'amministrazione berlinese è decisamnete sensibile all'argomento. Insomma, nonostante il nome leggermente pretenzioso – un International Expo solitamente ha più di una decina di espositori stranieri – Mary Jane si è definitivamente imposta come nuovo punto di riferimento per gli esperti di settore in Germania. Appuntamento dunque all'anno prossimo, consapevoli che, fiera o non fiera, Berlino val sempre la pena di un viaggio!

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