Canapa in Mostra cancellata. Il vero problema è il potere dentro di noi

Soft Secrets
07 Aug 2019

La nostra posizione sull'annullamento dell'edizione 2019 della fiera di Napoli Canapa in Mostra


 

Apprendiamo dagli organizzatori della fiera di Napoli che l'evento è stato cancellato e rimandato al 2020.

In primis quindi, grande amarezza per la perdita di un evento unico nel sud Italia che permetteva a tanti operatori di incontrarsi e di condividere le loro esperienze e le loro aspettative.

Una fiera che, negli ultimi anni, ha fatto crescere il settore e che è stata motore di scambio culturale e laboratorio per tanti progetti che hanno poi visto la luce. Grazie Canapa in Mostra.

Come Soft Secrets abbiamo due riflessioni da offrire: la prima è che il clima politico di caccia alle streghe ha condotto a questa situazione paradossale, una filiera, quella del CBD, nata e proliferata negli ultimi due anni, che si ripiega su se stessa e che sembra appassire come velocemente è sbocciata. Un atteggiamento da parte del Governo centrale ambiguo e grottesco, un Parlamento eletto anche per tutelare un settore in espansione ed anzi per far avanzare le rivendicazioni di chi, come noi, vede nella cannabis un potenziale non marginale per lo sviluppo delle società contemporanee, un Parlamento che invece agisce come sgherro della parte più oscurantista del paese e che ha tradito il mandato ricevuto dal popolo elettore. Uno sfacelo del meccanismo rappresentativo, ce ne faremo una ragione.

Secondo aspetto da non sottovalutare è che se da un lato le difficoltà oggettive sono innegabili (sequestri, processi, spese legali, detenzioni) dall'altro lato, chi, nel corso della storia, ha voluto cambiare lo status quo, lo ha fatto dando battaglia, politica e codesta battaglia ha il suo prezzo.

La fiera Canapa in Mostra è stata infatti annullata non perché in concreto il Governo l'abbia proibita, tutt'altro, la verità è che un grande numero di espositori che hanno riservato gli spazi, non ha saldato ancora la parte che avrebbe dovuto oleare finanziariamente il meccanismo fieristico, e sono stati quindi gli stessi operatori che, spaventati dal contesto politico, si sono tirati indietro. Legittimo da parte loro ci mancherebbe, il rischio di impresa si scontra in questo caso con la voglia di avanzamento sociale, ma come nel passato quando queste fiere hanno conquistato il loro posto al sole e come fenomeno la cannabis light non esisteva, anche nel presente e nel futuro per preservare questi spazi di agibilità, bisognerà stare attenti a questa voglia di autocensura, questo paura instillata dai nostri opponenti che paralizza e che fa retrocedere.

Il vero problema è quindi il potere dentro di noi, come interpretiamo e come reagiamo ad esso e non quello di chi veicola messaggi medioevali con in mano un mojito e si indirizza come un pigmalione alla massa del popolo per domarlo con slogan estivi e per assoggettarlo secondo prerogative funzionali ad un disegno politico retrogrado e populista.

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