La canapa è sotto attacco

Soft Secrets
03 Jul 2019

L'attesa per questa sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione era tanta. Dopo tre anni di pronunciamenti altalenanti, l'intero mercato della cannabis legale in Italia era ancora sul banco degli imputati e ci si aspettava finalmente un po' di chiarezza. Ma anche stavolta i giudici supremi sono stati sibillini: la vendita di cannabis light può, in alcuni casi, essere illecita


Nonostante il testo della sentenza sia al limite del contraddittorio - lo approfondiremo nella rubrica Punto Legale a pagina 48 - e nonostante le motivazioni non siano ancora state depositate, a seguito dell'annuncio sui media sono scattati i sigilli per diversi cannabis shop della penisola. Il caso che sicuramente ci ha raggiunti tutti è quello di Virgilio Gesmundo, titolare di un negozio sequestrato a Caserta, che per quattro giorni è rimasto incatenato alla serranda del suo Green Planet in segno di protesta. Ma purtroppo molti altri hanno subìto il troppo zelo di alcuni questori e prefetti e, in generale, l'intero comparto della cannabis light vede ora a rischio la sua stessa ragion d'essere. Con la scienza dichiaratamente a favore e un'opinione pubblica più che sensibilizzata riguardo alla "sostanza" cannabis, è chiaro che quella sollevata dalla Cassazione è una questione esclusivamente politica. Con un tempismo a dir poco sciagurato, la sentenza delle Sezioni Unite è arrivata a ridosso del trionfo elettorale del ministro dell'Interno Salvini, il quale, forte dell'assist fornitogli dai supremi giudici, ha sguinzagliato le sue forze dell'ordine per mandare soprattutto un messaggio: la normalizzazione della cannabis non è cosa di cui si vuole discutere in Italia. Non ora, non con questo Governo. Forse allora, invece che dal mercato o dalle aule di tribunale, bisogna ripartire dalla politica. La Cassazione infatti non detta legge e provare a forzare le istituzioni con i bilanci in attivo alla mano pare non porti comunque da nessuna parte. Lo strumento che meglio si presta a smontare l'attuale status quo legislativo sulla cannabis è il referendum abrogativo e la Cassazione potrebbe averci fornito il punto dal quale partire per demolirlo: l'illegittimità di un suo articolo. Da quanto pubblicato fino ad ora, emerge infatti come il procuratore generale abbia chiesto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale per illegittimità dell'articolo 14 del vetusto DPR 309/90, che qualifica la cannabis tutta come stupefacente. Riuscire ad abrogare questo articolo significherebbe fare (quasi) tabula rasa sulla cannabis in materia legislativa e permetterebbe di riscrivere le regole sia dal punto di vista del singolo cittadino e dei suoi inalienabili diritti civili, che da quello delle aziende e dei loro interessi economici. Non è un'utopia, non è impossibile: in questa stessa Italia ci siamo già riusciti nel 1993. Aspettando le motivazioni della Cassazione, l'augurio di Soft Secrets è che Virgilio e tutti quelli che sono stati toccati da quest'ultima ondata di repressione possano presto rimettersi in piedi e continuare serenamente con le loro attività. Ricordando, come sempre, che l'unione fa la forza. Stay strong! di Giovanna Dark

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