La cannabis non fa male: lo dice l’OMS

Soft Secrets
23 Apr 2018
“La cannabis utilizzata a scopi terapeutici non comporta alcun rischio per la salute ed è utile nel trattamento dell’epilessia, al posto di cure palliative e in altri casi”. Si è espressa così, dopo una lunga indagine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Che la cannabis sia un trattamento praticabile per alleviare il dolore e in condizioni gravi come epilessia, Alzheimer e morbo di Parkinson è cosa nota, che possa addirittura essere efficace contro il cancro è un argomento di discussione continuo che viene spesso rilanciato a livello internazionale. Sulla legalizzazione di questa sostanza, però, esistono ancora molte perplessità a livello istituzionale, in quanto gli alti funzionari della sanità hanno più volte sottolineato come non vi fossero abbastanza ricerche per escludere completamente i possibili effetti negativi. Ora però, dopo mesi di discussioni e analisi cliniche sugli effetti dei cannabinoidi, il parere dell’OMS tanto atteso è finalmente arrivato. Il testo pubblicato si concentra su un cannabinoide in particolare, il cannabidiolo (CBD), la molecola priva di effetti psicoattivi che, stando a quanto ora certifica il gran gotha della sanità, non comporta rischi di dipendenza e non causa cambiamenti dell'umore o del comportamento. La notizia, per quanto ovvia agli occhi noi affezionati, è di quelle da accogliere con gioia, soprattutto considerando che vi sono molti professionisti del settore medico che rimangono tuttora scettici sul reale rapporto rischi-benefici di questa sostanza. L’OMS ritiene quindi che per il CBD non dovrebbe essere programmato un controllo internazionale, ovvero non dovrebbe essere proibito produrlo e destinarlo per scopi specifici, come cure mediche e ricerca scientifica, dato che non sono state trovate prove di potenziali danni nell’utilizzo. Se l'OMS avesse sentenziato diversamente, avrebbe invece avuto il potere di disporre il divieto per i medici di prescrivere canapa terapeutica a livello globale. Come si legge nel rapporto pubblicato lo scorso dicembre dalla Commissione sulle tossicodipendenze dell’OMS: “Il CBD si è dimostrato un trattamento efficace dell'epilessia in diversi studi clinici [...] Esistono anche prove preliminari che il CBD può essere un trattamento utile per un certo numero di altre condizioni mediche. [...]. Le informazioni attuali non giustificano la programmazione del cannabidiolo”. Ad oggi il CBD che si trova in commercio, acquistabile soprattutto via internet, rientra fra i prodotti classificati per la cura personale o come integratore naturale. La ricerca comincia, però, ad assumere un certo rilievo e l’obiettivo è costantemente puntato sulle proprietà dell’olio di CBD. Ora, grazie al beneplacito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il “cannabinoide buono” potrà finalmente vantare anche il sigillo medico ufficiale ed internazionalmente riconosciuto. A quando invece una riabilitazione su base scientifica del THC? (GD)
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