Regolazione legale della cannabis: una guida pratica e razionale

Soft Secrets
18 Oct 2017

La Fondazione britannica Transform opera da anni alla ricerca di politiche giuste ed efficaci, che nel nostro caso consistono nella ricerca di vie di uscita dal modello proibizionista. Si tratta di smontare il vero estremismo e radicalismo attualmente dominante e provare a stabilire politiche giuste ed efficaci.


È anche grazie a questo think tank che opera tra Londra e Città del Messico, che ipotesi fino a poco tempo fa ritenute semplici congetture, sono divenute semplicemente più realistiche del sistema vigente. Transform in passato aveva fatto scuola con il celebre Dopo la guerra alle droghe tradotto e pubblicato in Italia da Forum Droghe e le sue concise formulazioni sugli argomenti non hanno uguali nel dibattito globale. Alla base un approccio di stampo anglosassone che tende ad includere gli avversari in buona fede, avversari che temono una svolta completamente anarchica in cui le sostanze siano di libero accesso e una serie di argomenti inconsistenti conditi da numerose leggende metropolitane.

Questa guida affronta chiaramente il tema della regolazione legale che segue la legalizzazione della cannabis che è un punto di partenza imprescindibile e che grazie alla regolazione rappresenta un modello superiore allo stato di cose presente. Anche per questo la lettura di questo testo andrebbe consigliata a tutti quelli che continuano a ciurlare nel manico, come ha dimostrato il recente dibattito che ha visto contrapposti gli statalisti dell’Antimafia alle correnti liberiste-libertarie ma anche una sostanziale ritirata di molti deputati e senatori da quello che è il minimo sindacale costituito dalla libertà di coltivare.

Nel caso della cannabis, il grande merito della Fondazione è stato quello di analizzare le alternative che hanno aperto la strada ad un dibattito sulla costruzione di una società post-proibizionista partendo dalla considerazione che per molti la regolazione legale della cannabis sembra esser ancora considerata un salto nel buio. La fondazione Transform, con la disanima di sistemi già applicati ad alcool, tabacco e farmaci, fornisce ancora una volta una importante cassetta degli attrezzi per gli autori del cambiamento che in Italia sono ancora prigionieri di un dibattito tutto ideologico e irrealista.

Un dibattito che oppone una iperlegalizzazione monopolistica di stato – che nel caso delle sostanze di cui sopra è adottata solo in Cina per il tabacco e la variante supermarket già sperimentata in passato per alcool e tabacco ed ora in via di ridefinizione – avversata da Transform in favore di politiche di sanità pubblica, e una terza, ancora più irrealistica di una completa liberalizzazione della cannabis che prevede l’emergere di un fenomeno che gli ultimi Mohicani proibizionisti definiscono come l’incubo Big Marijuana. Il risultato è che secondo il responsabile per la regolamentazione della cannabis dello stato di Washington Roger Goodman “con questa nuova guida, Transform continua a collocarsi alla avanguardia della riforma della politica delle droghe.

Questo lavoro accantona l’ideologia, concentrandosi invece sul compito essenzialmente pratico di sviluppare un quadro di regolazione legale praticabile per la cannabis come alternativa al modello fallimentare proibizionista.” A questo lavoro hanno collaborato tra i più importanti scienziati e sperimentatori di quella che è divenuta la nuova frontiere dei diritti civili in particolare nelle Americhe ma anche in Europa.

Nonostante in molti paesi come l’Italia, nonostante le vacue promesse del Ministro Andrea Orlando e la latitanza della Conferenza nazionale sulle droghe, la discussione sulla regolazione legale non è nemmeno presa in considerazione nonostante gli sforzi notevoli degli onorevoli Farina, Della Vedova, Civati, Zaccagnini, Ferraresi e pochi altri con la decisione di eliminare dalla discussione in aula il principio cardine della libertà di coltivare, facendo della cannabis terapeutica l’ennesima foglia di fico di una classe politica pavida ed ignorante.

Anche per questo il movimento per la legalizzazione in Italia dovrà lavorare con rinnovato impegno per superare la confusione tuttora dominante, un processo mentale e politico che permetta di riunificare il fronte in un paese che attualmente riecheggia il titolo della mostra veneziana, The boat is leaking The captain lied della Fondazione Prada, con il capitano che aveva mentito e la nave che fa acqua. Anche perché la maggioranza dei nostri politici sulla cannabis continua spudoratamente a mentire.

Per Steve Rolles e gli altri autori di Transform, regolare la cannabis consiste in qualcosa di più e di più articolato della semplice legalizzazione de facto avvenuta nel corso degli anni in paesi come Spagna e Olanda a partire dagli anni Settanta, in un contesto in cui la questione della regolamentazione è di stringente attualità anche rispetto a sostanze legali come tabacco ed alcool che non possono esser considerate delle merci qualunque, come ricorda il professor Ron Borland che propone di inserirle tra le sostanze controllate.

È questo un approccio oggi utilizzato in maniera crescente con sostanze considerate molto più pericolose della cannabis e che prevede forme di supervisione finalizzate ad implementare la salute tra la popolazione. In un contesto in cui decade lo stigma sulla cannabis come lentamente avvenuto negli USA e dove si possa ristrutturare l’approccio complessivo proprio a partire dall’erba. 

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