Cannabis terapeutica: cosa ne pensano i farmacisti?

Soft Secrets
31 Mar 2017
Nel corso di questi anni abbiamo intervistato numerosi pazienti e medici per raccontarvi le potenzialità della cannabis terapeutica secondo i racconti dei malati e le sue applicazioni secondo la parole dei pochi medici sensibili all’argomento. Oggi abbiamo deciso di intervistare due farmacisti, anello nevralgico della catena distributiva del farmaco, che con il loro punto di vista di tecnici, potranno arricchire con elementi preziosi il dibattito per ottimizzare l’accesso a questa medicina sulla quale il dibattito diventa sempre più acceso. I farmacisti che hanno avuto la gentilezza di risponderci sono Matteo Mantovani della farmacia S. Carlo in provincia di Ferrara e Marco Ternelli dell’omonima farmacia in provincia di Reggio Emilia.

SSIT Da quanto avete cominciato a distribuire cannabis terapeutica nella vostra farmacia e perché?

Matteo Mantovani: Abbiamo cominciato a metà del 2014 e a dire la verità sono state una serie di casualità. Tre anni fa non vi era l’interesse attuale e così, quando il rappresentante farmaceutico è venuto a presentarci il prodotto e siccome siamo preparatori galenici e la cannabis è in tutto e per tutto un preparato galenico e visto che cominciavamo a ricevere le prime richieste, abbiamo deciso di integrarla nell’offerta della nostra farmacia. Marco Ternelli: Appena è stato legale avere la cannabis in farmacia l’abbiamo ordinata, era il febbraio 2013. Mi sono avvicinato a questa terapia perché durante la principale convention farmaceutica di quell’anno, ho assistito ad un simposio condotto dal Dott. Crestani [Ndr. fra i fondatori dell’Associazione Cannabis Terapeutica] che spiegava di utilizzare la cannabis come trattamento, nonostante le numerose difficoltà burocratiche ed economiche che esistevano per accedere a questo farmaco. Venni incuriosito dalla sua introduzione e compresi di essere, come molti, vittima di preconcetti. Così pensai, se è lecito, comincerò a fornirla ai miei clienti.

SSIT Quanti clienti avete mensilmente, quando costa questo farmaco e quanto ne avete venduto nel 2016?

Matteo Mantovani: Attualmente il costo è di 16 euro al grammo e nel 2016 ne abbiamo venduta poco meno di 10 kg. Per quel che riguarda le richieste è difficile dare un numero, perché dipende dalla tipologia di ricetta (mensile o trimestrale), nel nostro caso, a livello mensile, avremo circa 150/200 richieste. Marco Ternelli: Siamo sui 18 euro per la cannabis di provenienza olandese e sui 15 euro per quella prodotta in Italia. L’anno scorso ne abbiamo venduti 10 kg e su base mensile ricevo in media circa 200 richieste.

SSIT Che tipo di prescrizioni fanno i medici? Cosa prediligono per i loro pazienti?

Matteo Mantovani: Come prassi vediamo che vengono prescritte, in maniera maggiore, soprattutto ultimamente, estrazioni su base oleosa o alcolica perché, al contrario della vaporizzazione delle infiorescenze utile per togliere il dolore in maniera immediata, l’estratto, andandosi a depositare nelle cellule adipose, permette un rilascio graduale e constante del principio attivo, in maniera da garantire una copertura terapeutica nel corso del tempo e quindi piú utile nei dolori cronici. Ci sono ovviamente casi piú complessi di dolore acuto cronico o dolore oncologico in cui la prescrizione può prevedere entrambi i tipo di somministrazione: sia gli estratti come terapia di base e poi la vaporizzazione per contenere il dolore nell’immediato. Marco Ternelli: Ultimamente, circa l’80% sono per estrazioni in olio o in tintura alcolica, il 15% per cartine pronte alla vaporizzazione e il restante 5% per l’assunzione tramite tisana. Quando abbiamo cominciato il rapporto era all’inverso: c’erano quasi esclusivamente cartine per il decotto che però, con le dosi prescritte dai medici non funzionavano e, da quando nell’aprile del 2014, dopo aver letto il lavoro di Romano e Hazekamp presso la Bedrocan, mi venne in mente di procedere con la preparazione dell’olio (la legge non lo vietava) o con la preparazione di capsule già decarbossilate in stufa e pronte per il consumo, la tendenza è cambiata vista la maggiore efficacia. C’è anche da dire che comprare un vaporizzatore costa molto, molti pazienti non lo gradiscono come maniera di assunzione e visto che il decotto non funzionava, i pazienti cercavano altre maniere di somministrazione.

SSIT Perché il decotto non ha efficacia terapeutica?

Matteo Mantovani: La classica tisana, soprattutto nelle patologie di grave entità, ha un effetto terapeutico limitato, semplicemente perché i principi attivi della cannabis, essendo liposolubili e non idrosolubili, vengono estratti in maniera più efficace con solventi oleosi o in alcol e quindi, riallacciandosi alla domanda sul tipo di prescrizione, anche grazie alla nostra attività di divulgazione scientifica nei riguardi di medici e pazienti, col passare del tempo le prescrizioni si sono spostate sull’olio. Marco Ternelli: Ti faccio l’esempio di quello che prevedono le indicazioni del Ministero riguardo il decotto e cioé 500 mg di cannabis sciolti in 500 ml di acqua [Ndr. mezzo grammo sciolto in mezzo litro]. Queste quantità rappresentano uno spreco enorme e basta seguire le istruzioni che il Ministero fornisce sul proprio sito per comprenderlo. Su 500 mg di cannabis, diciamo di Bediol, infatti, il principio attivo di THC è di 28mg ma, una volta disciolto in acqua, nel decotto ne resterà solamente un 9,61 mg: un terzo di quello contenuto nell’inforescenza. Se invece si utilizzassero 200 mg di inforescenza decarbossilato estratti con olio, si potrebbero ottenere gli stessi milligrammi di principio attivo utilizzando meno della metà di cannabis.

SSIT Fra i vostri clienti ci sono pazienti che decidono di non proseguire la cura con cannabis, perché?

Matteo Mantovani: Premettendo che il sistema endocannabinoide quando viene stimolato ha effetti diversi da individuo a individuo, ma anche sullo stesso individuo, la reazione puó essere differente perché vuoi lo stato d’animo, vuoi l’umore o l’alimentazione, al momento dell’assunzione queste variabili aumentano o diminuiscono la biodisponibilità del farmaco, e provocano quindi effetti differenti anche nello stesso paziente. Detto ciò, circa il 30% dei pazienti non prosegue la terapia e fra questi ci sono quelli che non hanno un riscontro positivo, perché gli è stata prescritta una tisana con una posologia omeopatica o perché anche con un dosaggio relativamente alto non hanno trovato alcun beneficio, quelli che, magari dopo la prima prova, non possono più permettersi il farmaco e quelli che non sono a proprio agio con gli effetti collaterali. In particolare i pazienti che non conoscono la sostanza, possono essere spaventati dalla tachicardia, dall’abbassamento della pressione o dall’euforia che il farmaco provoca e che, se si è alle prime armi, può causare anche ansia. Marco Ternelli: Circa il 20% dei pazienti è insoddisfatto degli effetti collaterali psicotropi, del calo di lucidità, delle allucinazioni visive o sonore, soprattutto per gli anziani, o della stanchezza intesa come eccessivo rilassamento. A parte questi pazienti ci sono quelli che interrompono per mancanza di efficacia perché la cannabis non é una bacchetta magica né la panacea di tutti i mali. Poi, come si diceva prima, c’è anche un enorme problema di inefficacia dovuto ai dosaggi prescritti che a volte sono al di fuori di ogni scientificità. Capita di vedere prescrizione che non hanno senso come ad esempio: 25 mg di Bediol in tisana, in questo caso il principio attivo che il paziente assume, se Dio l’aiuta e nel migliore dei casi, sarà di 0,4 mg. Questo è un modo di buttare via i soldi.

SSIT Quali sono invece i riscontri positivi?

Matteo Mantovani: La maggioranza dei pazienti trae giovamento e posso dire che la cannabis cambia in meglio la vita di queste persone. I piú felici sono quelle che, dopo anni di insonnia, riescono finalmente a dormire, quelli che tolgono le spasticità neuromuscolari, quelli che eliminano il dolore, quelli che riescono ad aumentare l’appetito o che diminuiscono la nausea provocata dalla chemioterapia. Ci sono anche bambini epilettici che grazie alla cannabis passano da 20 crisi al giorno a 2-3 crisi. Marco Ternelli: Quelli che preseguono la terapia mi dicono: “ La cannabis mi ha cambiato la vita.” Prima erano bloccati e adesso si muovono, grazie al CBD adesso riescono a dormire, non hanno più crisi epilettiche, hanno ridotto o dimenticato il dolore. Per la maggiore mi dicono che si sono riappropriati della loro vita.

SSIT Avete ricevuto il farmaco prodotto in Italia? Ultimamente sappiamo che vi hanno visitato i NAS cosa è successo?

Matteo Mantovani: A fine dicembre ho fatto domanda tramite due buoni acquisto per ricevere il farmaco italiano, l’FM2. Considerando che dobbiamo avere del magazzino e quindi pianifichiamo gli ordini, avevo domandato 700 grammi. Invece a fine gennaio ne ho ricevuto solo 50 grammi ed insieme al farmaco sono arrivati i NAS a controllare se nella mia farmacia ci fossero illeciti per quanto riguarda la pubblicitá e nella dispensazione della terapia. Ovviamente era tutto a posto, ma il colmo è stato che proprio lo Stabilimento li abbia inviati da noi, sembra allarmato dal fatto che la nostra farmacia sia elencata nel sito “Let’s weed” e siano stati tratti in inganno dalla parola STORE, pensando che si potesse ordinar il farmaco online senza presentazione della ricetta, e dal fatto che sul sito cercagalenica.it alla parola ORDINA pensavano si potesse effettivamente acquistare, mentre, al contrario si trattava solo dell’inoltro di una domanda per avere informazioni. Io mi domando, ma non facevano prima a verificare online loro stessi? Lo Stabilimento militare si è allarmato anche perchè hanno considerato ingenti le nostre richieste, che a loro dire probabilmente avrebbero potuto essere usate con finalitá non terapeutiche e questo modus operandi mi ha lasciato una grande delusione. Noi cerchiamo di fare del bene nella legalità. C’è una grande differenza l’informazione scientifica per un farmaco, della quale c’è molto bisogno, e fare pubblicita di una sostanza stupefacente che per legge è vietata. Io credo sia giusto controllare: i NAS servono a questo ed io sono a favore, il problema peró è a monte, infatti lo Stato che inizia a produrre ed ha quindi interesse a vendere il prodotto che coltiva, prodotto nel quale noi abbiamo creduto, nonostante fosse macinato e nonostante tutti lo screditassero, se poi agisce in questa maniera, non può che lasciare delusione. Tra l’altro, dopo il controllo dei NAS, mi hanno richiamato dallo Stabilimento per chiedermi se potevano spedirmi anche il secondo buono di acquisto. Io ho rifiutato e tornerò ad ordinare il farmaco quando avrò terminato la prima scorta. Marco Ternelli: Ho inoltrato il primo buono di acquisto per 500 grammi il 2 di gennaio e a fine mese me ne sono arrivati 50 che ho giá terminato. Ne ho ordinati nuovamente 500 grami e mi hanno detto che me li manderanno. Da me i NAS non sono ancora venuti, ma quasi quasi li chiamo, almeno mi tolgo il dente. Sentendo quello che è successo ai miei colleghi la reazione è di spiacere perché da 4 anni, ogni trimestre, il Ministero riceve tutte le informazioni sui dati di vendita e pensare che dopo tutto questo tempo, professionisti che si sono impegnati, hanno investito e si sono prodigati per i pazienti, possano essere sospettati di fare qualcosa di illecito a causa di un ordine di 500 grammi (che loro non si aspettavano da una farmacia privata, ma piuttosto da una farmacia ospedaliera) è quantomeno assurdo. Bastava che “facessero pace con il cervello” e che leggessero i dati che forniamo, facendo due più due. Noi farmacisti ci mettiamo del nostro meglio, per avere sempre una scorta disponibile per il bene dei pazienti, e poi sono anni che distribuiamo questo farmaco, sappiamo quello che serve, loro invece da un mese sul mercato, hanno adottato un modus operandi che è un classico all’italiana: “ Colpevoli sino a prova contraria.” di Carlos Rafael Esposito
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