Cambiando verso sulle droghe, sulle orme di Don Gallo.

Soft Secrets
04 Feb 2016

Si è svolta tra il 20 e 21 novembre alla sede della Camera del Lavoro di Milano una conferenza nazionale sulle droghe che ha visto coinvolti consumatori di sostanze, sindacalisti, operatori sanitari e altri. Due giorni di discussioni e circa 300 persone hanno partorito la Carta di Milano che dovrebbe orientare l'opinione pubblica e l'azione del governo italiano rispetto alla conferenza mondiale dell'Onu sulle droghe del 2016.


Tra gli ospiti anche alcuni militanti antiproibizionisti provenienti dall'area dei centri sociali e l'on.Daniele Farina in rappresentanza dell'Intergruppo parlamentare. Ci siamo concentrati sulla riduzione del danno, lo stato dei servizi, le proposte di modifica legale e l'approccio da tenere in preparazione della Assemblea ONU. Con l'obbiettivo dichiarato di costituire un’alternativa praticabile anche in Italia rispetto alle fallimentari politiche proibizioniste. Secondo la dichiarazione finale “purtroppo Governo e Parlamento non hanno dato il dovuto seguito all’input offerto dalla Corte costituzionale (che ha abolito la Legge Fini-Giovanardi) e da parte del Governo non è stata presa alcuna iniziativa di riforma della legislazione sulle droghe, anzi – con un colpo di mano – si è tentato di riprodurre la normativa cassata attraverso un decreto dai dubbi requisiti di necessità e urgenza. Né il Parlamento ha messo all’ordine del giorno le molte proposte di revisione legislativa pur depositati da gruppi e singoli parlamentari. Non solo: nulla è stato fatto per interrompere l’esecuzione delle pene illegittime, comminate sulla base della legge decaduta”. Gli estensori chiedono al Governo come si pensi di superare l'attuale gestione del Dipartimento delle Politiche Antidroga, attualmente personificato da esponenti del vecchio regime e che agiscono in maniera scoordinata e confusa.

“Nella prospettiva di un radicale mutamento delle politiche sulle droghe nel nostro Paese, a partire dal riconoscimento della soggettività delle persone che usano sostanze e dei loro diritti, sulla base delle indicazioni emerse nella Conferenza e, specificamente, nel lavoro dei gruppi” si propone “che siano fissate, senza ulteriori indugi, le date di svolgimento della Conferenza nazionale sulle ?dipendenze prevista dal testo unico sulle sostanze stupefacenti e che essa sia la base per una posizione innovativa del Governo italiano nella ormai prossima assemblea generale delle Nazioni unite, riprendendo i contenuti della lettera delle associazioni a Matteo Renzi in vista di UNGASS 2016” e che si attui “la completa revisione delle previsioni sanzionatorie, penali e amministrative, stabilite dal Testo unico sulle sostanze stupefacenti sulla base della proposta di legge elaborata dalle associazioni e discussa in sede di Conferenza. Le persone che usano sostanze devono essere liberate tanto dal rischio di criminalizzazione penale quanto dalla soggezione a un apparato sanzionatorio amministrativo stigmatizzante e invalidante”. Un altro punto importante emerso a Milano é la richiesta della “compiuta depenalizzazione del possesso e della cessione gratuita di piccoli quantitativi di sostanze destinati all’uso personale, anche di gruppo, e della coltivazione domestica di piante di marijuana”. La Carta rivendica la necessità di “un confronto nella società e nel parlamento verso una compiuta regolamentazione legale della produzione e della circolazione dei derivati della cannabis e della libera coltivazione a uso personale e vede con favore, quindi, l’iniziativa parlamentare dell’Intergruppo anti-proibizionista cui affianca la proposta elaborata dalle associazioni.

Allo stesso tempo saremo a fianco delle iniziative che le associazioni di consumatori che la vorranno condividere a difesa dei diritti delle persone che usano sostanze e nel quadro dell'attuazione del patto per la salute e della revisione e definizione dei nuovi livelli essenziali di assistenza”. Non poteva poi mancare la richiesta di “rilancio dei servizi sulle dipendenze con il coinvolgimento della società civile secondo la prospettiva della riduzione del danno, quale quarto pilastro delle politiche sulle droghe, finalizzata al benessere delle persone che usano sostanze e alla prevenzione dei rischi connessi all’abuso e alla clandestinità del consumo, a partire dall’analisi delle sostanze e dalla predisposizione di forme e luoghi della loro somministrazione controllata.... In questo quadro, particolare attenzione dovrà essere dato alla dimensione della qualità della vita nelle città e all’offerta di servizi e di sostegno alle persone con problemi di dipendenza in stato di detenzione”. È un appello alla riqualificazione dei servizi che suggerisce come “la morsa del patto di stabilità interno – che sta strangolando gli enti locali e Regioni – sia derogabile nel perseguimento di politiche finalizzate alla tutela dei diritti fondamentali della persona, come sono quelle destinate a sostenere i percorsi sociali di inclusione delle persone che usano sostanze”.

Vanno segnalate anche alcune criticità, come la posizione piuttosto acritica rispetto alla cosiddetta società civile rappresentata presso ONU ed Unione Europea. Nella plenaria si è tralasciato ogni riferimento alla predominanza dei settori ultra-proibizionisti in questi ambiti. Le stesse considerazioni valgono per il Forum Società Civile sulle Droghe della Unione Europea. Un organismo che generalmente finanzia e sostiene solo soggetti non conflittuali per certi versi aleggiava una sorta di compromesso storico e di accomodamento con forme più moderate di proibizionismo. Dall'altra nella discussione del seminario sull'UNGASS tutte le alternative sono state considerate irrealizzabili rispetto al sostanziale mantenimento dello status quo. Per molti si tratta di attuare una strategia realistica. Altrimenti – sbottava qualcuno – ci vorrebbe una rivoluzione. Oppure, come suggerisce Joep Oomen di Encod, l'attuazione dell' Articolo 2, capitolo 5b) della Convenzione Unica secondo il quale i Paesi devono proibire la produzione, lavorazione, esportazione ed importazione, commercio, possesso o uso di droghe solo “qualora a loro giudizio le condizioni prevalenti ne facciano i mezzi più appropriati per proteggere la salute pubblica e il benessere”. E questo non è certo più il caso della cannabis.

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