Cannabis evento

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27 Nov 2015

UNGASS 2016 a New York


UNGASS 2016 a New York  

Mobilitazione mondiale per un cambiamento reale

Come vi abbiamo anticipato nello scorso numero, ad aprile del prossimo anno si terrà a New York una sessione speciale delle Nazione Unite sul tema “droghe”. L'occasione parrebbe cruciale per ridisegnare le politiche proibizioniste che tutt'ora ammorbano la stragrande maggioranza dei Paesi ma, viste le premesse con cui questo “summit” è stato convocato, è più probabile che lo stato attuale delle cose venga mantenuto, se non addirittura rafforzato.

È infatti piuttosto arduo ritenere che l'ambito ristretto del meeting UNGASS di New York, a causa delle circostanze correnti e dell'obbligo al consenso che domina queste situazioni, possa essere il luogo in cui i delegati dei singoli paesi possano essere in grado di poter sviluppare un dibattito serio sulle politiche delle droghe. Anche perché la maggior parte dei delegati che frequentano queste conferenze hanno un chiaro mandato che consiste nel mantenimento dello status quo e vi si devono chiaramente uniformare. Le loro posizioni non sono basate su una analisi seria dell'impatto delle politiche sulle droghe nei loro rispettivi paesi.
Anche per questi motivi inviare una delegazione della cosiddetta società civile potrebbe rappresentare una legittimazione di quella che all'ONU definiscono una “partecipazione comprensiva, strutturata e sensata della società civile nel passaggio verso e durante la UNGASS 2016 sulle droghe”, come ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Jan Eliasson, riferendosi alla Civil Society Task Force, utilizzata come collegamento ufficiale tra le Nazioni Unite e la società civile.
Questa task force, composta da 26, elementi non é stata eletta da nessuno, bensì proposta alle Nazioni Unite dai cosiddetti comitati delle ONG di Vienna e New York – che fanno riferimento all'Ufficio delle Nazioni Unite Droghe e Crimine e che sono delle organizzazioni proibizioniste hard core come San Patrignano o i Templari, oppure organizzazioni di professionisti nella riduzione del danno o esponenti di centri di eccellenza. Tra questi 26 membri non ci sono rappresentanti di popolazioni coinvolte del Sud (consumatori o piccoli produttori) e non più di 1 o 2 gruppi del Nord. Ciò significa che la gran parte dei membri della “società civile” della CTSF non hanno troppe ragioni per sfidare lo status quo.
Una cosa è sicura: la data e l'ora in cui si tiene l'UNGASS é un momento topico per milioni di amanti della cannabis in tutto il Nordamerica. In attesa che arrivi a New York una carovana dal Centro e Sudamerica e che gruppi ed individui di tutto il mondo organizzino dei light up meetings nel resto del pianeta. Da questo momento tutti verranno a sapere a livello planetario che alle 4.20 del 20 aprile non solo a New York ma anche nelle carceri, nelle prigioni, nelle scuole, nei giardini, nei boschi e persino nelle caserme di tutto il mondo, sarà il momento in cui si potrà esser liberi di pensare per un momento ad una cosa sola: la liberazione della cannabis.
Dopo la lettera aperta alle ONG progressiste il vicepresidente di Leap ribatte: “Far combaciare il perno rotondo di un nuovo, sperimentale programma sulle droghe o di riduzione del danno con il foro quadrato della inflessibilità rispetto alla proibizione delle droghe ricreative incorporato nei trattati delle Nazioni Unite – inflessibili – non costituisce più un progresso sufficiente”. E sperare magramente e modestamente in un documento finale che nomini una tavola di esperti di politiche delle droghe per parlare e raccomandare cambiamenti dei trattati non è sufficientemente buono o sufficientemente rapido. Una riforma ritardata tramite il processo di nomina di un gruppo di esperti evidenzia la debolezza insita nella melensa politica della CND, dove le Nazioni devono parlare con un'unica voce e le “decisioni consensuali” non sono mai messe ai voti.
Il risultato è costituito da azioni snaturate, compromissorie e mediocri, volte a sfidare un progresso misurabile con una politica delle droghe basata sul consenso. Ritardare la riforma e favorire la piaggeria è inaccettabile. Anche perché le persone muoiono a causa delle overdose, dei trattamenti, dell'incarcerazione di massa, dell'AIDS e di altre malattie causate dal proibizionismo.
Sono i trattati delle Nazioni Unite sulle droghe che calpestano le dichiarazioni e le pratiche dei diritti umani proclamate dalle stesse a livello mondiale. Sempre secondo James Gierach: “L''UNGASS 2016 potrebbe accelerare drammaticamente con un documento finale di reale importanza, ovverosia un Trattato o dei Trattati emendati nel 2016. È questo il punto in cui i riformatori della politica delle droghe dovrebbero spostare la loro attenzione rispetto all'UNGASS”.
Sullo sfondo i grandi passi in avanti compiuti dal movimento pro- cannabis, con la sua modernità impareggiabile, la sua quintessenza di bene comune e terreno di conquista e di scontro. La Statua di New York ci racconta di come la speranza di un mondo migliore sia sempre presente nell'immaginario collettivo e di come nel caso delle 4.20 del 20.4.2016 essa si paleserà in forma concreta. Occorrerà farsene una ragione riaccendendo di nuovo e a tutte le latitudini la fiaccola della libertà.
 
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