In Italia nel 2020

Exitable
26 Oct 2015

Come sarebbe se il nostro  Paese diventasse la Utopia della cannabis?


Come sarebbe se il nostro  Paese diventasse la Utopia della cannabis?

Milano, un torrido 3 agosto.

Per fortuna quest'anno mio fratello non ha seminato autofiorenti e posso riposarmi all'ombra di ben quattro metri di sativa in terrazzo. Quest'anno fa veramente caldo e il tg non smette di ripeterlo, come se lenisse in qualche maniera... Per essere le tre del pomeriggio sento abbastanza traffico: forse non è più vero che Milano si svuota come tanti anni fa o forse quest'estate siamo veramente invasi di turisti. Prendo una boccata d'aria profonda e mi scosto dalla sdraio all'ombra di dieci vasi di Thailandese per bere qualcosa. Ho molta sete e gli ultimi tiri mi hanno brasato la gola.

«Amo andiamo a fare un giro al parco? ho sentito l'Eli e gli altri e stanno festeggiando il compleanno di Gio!». La proposta è allettante ma ho la gola in fiamme, con un gesto della mano chiedo tempo e continuo verso la cucina. Mentre sorseggio acqua e menta non posso non notare il balcone di fronte e commento: «Forse quest'anno riescono a non perdere mezzo raccolto a causa del vento... guarda come hanno legato con quella rete...» . Improvvisamente mi ricordo perché questo pomeriggio non sono già al parco sdraiato a fumare con la mia tipa.

«Presto! prendi tutto e usciamo di corsa!». «Al parco?» mi chiede. «Ma quale parco? - rispondo - ci siamo dimenticati delle reti per reggere le piante e se torna mio fratello ci uccide!». In quindici minuti siamo vestiti, con due rollbox, nell'atrio del palazzo. La amo soprattutto perché mi asseconda e sa starmi dietro come nemmeno i miei migliori amici potrebbero fare. «Non sarai un uomo te?» dico. «Perché? Perché sono sempre pronta?» mi chiede sorridendo con i suoi occhioni verdi e quel rastino penzolante sul collo ricordo di un Rototom di tanti anni fa. Sì, la amo ma non abbiamo tempo da perdere e il caldo mi sta rincoglionendo.

«Prendiamo le bici, non ci sarà gran casino in giro». Non avessi mai detto queste parole, da quando i turisti americani si sono accorti della infinita bellezza di passeggiare per i centri storici italiani fumando gran cannoni, Milano è diventata una città invivibile. Brera è un dedalo di viuzze con comodi gradini dove sedersi e discorrere ore ed ore: con una buona indica le gambe rammolliscono ed ecco intasato il mio quartiere.

In bici sgattaioliamo tra uno yankee e un attempato hippy verso il castello, in direzione del vivaio sui navigli: una volta sarebbe bastato un normale grow shop, mentre ora sono divisi tra chi vende solo semi, chi solo attrezzature per fumare e la mia rete purtroppo la vendono sui navigli. La pedalata è agevolata dagli sprazzi d'ombra dei grandi aceri argentati impiantati durante una delle ultime campagne ecologiste della città. Mi piace pedalare, un poco di meno quando il caldo scioglie l'asfalto. Ora però bisogna pedalare...

Servono le reti per reggere le piante di mio fratello e in realtà siamo già in ritardo. Se guardo i balconi delle vie mi accorgo che – chi con un paletto, chi con lo spago o con le reti – tutti hanno già saldamente assicurato le loro piante, mentre io non avrei dovuto fumare così tanto questo mese. Arrivati in viale Papiniano chiedo un timeout e mi fermo alla fontana. «Un'ottima occasione per fumarne una, ti va?». «No- rispondo -mi sto squagliando e se ci fermiamo non arriviamo più». Senza fare una piega estrae una canna già pronta e l'accende cedendo il passo ad un vigile sul marciapiede.

«Signorina scenda dal marciapiede con la bici», le dice il vigile, sorride e prosegue provato dalla calura. Tanti anni fa per una canna ci avrebbero arrestati e avrebbero perquisito le nostre case, oggi invece gli cediamo il passo sul marciapiede con un sorriso: come cambia la società... Forse sono l'ultimo rimasto a meravigliarsi di ciò. Mia madre mi dà sempre del malinconico e io effettivamente mi ci riconosco. Ripartiamo e le dico: « Non ti fa strano fumare di fronte ad uno sbirro? Cioè dai, ci avrai anche fatto il callo ma Cristo, quando avevamo quindici anni non lo facevamo».

Con un movimento di spalle mi richiama all'ordine e riparte a pedalare tra un piccione e un gruppo di turisti in cerca di refrigerio. Quel piccione sembra un tacchino, con tutti i semi di canapa che mangiano in giro per la città abbiamo un'invasione di piccioni ciccioni. Rido tra me e me, mi passa la canna e mi chiede perché rido. «Perché sono malinconico» le rispondo, do un tiro profondo e continuo a pedalare. Fa caldo, sono fattissimo, ho la voglia sotto le scarpe, ma come me lo sono la maggioranza degli automobilisti nelle vie.

Il traffico è calmo e fluido, la gente si saluta e i sorrisi abbondano sotto agli occhi rossi e gonfi. Nei parchi non ci sono più gruppi di ragazzini ma grandi ritrovi di gente di tutte le età, con profumate nuvolette sopra di loro. Come cambiano le cose. D'improvviso un cartellone pubblicitario condensa i miei pensieri, è una foto di un armadio di coltivazione in legno, smontabile, dell'Ikea con lo slogan "cambiano i tempi, Flöro growbox smontabile in legno, soli 99,99".

Tanti anni fa questo non era possibile, eravamo equiparati ai peggiori criminali. Ora invece il nostro mondo è tutto diverso, tutto legale e senza stress. Ah! dimenticavo, la rete.

E
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