Una storia medica. Parte II

Exitable
19 Sep 2015

Il canapaio


Il canapaio

"I medici dell’Arabia e della Persia medievale avevano una conoscenza ancora superiore a quella dei tempi contemporanei sui poteri curativi della cannabis"

Dopo aver visto (una parte) dell’uso terapeutico della cannabis in Asia nei tempi antichi, non dobbiamo dimenticarci di un’altra cultura antichissima, in un area molto più vicina a noi: l’Egitto.

Diverse fonti citano il geroglifico fonetizzato in “shemshemet” come indicante la cannabis: le sue più antiche traduzioni risalgono al 2350 a.C. e lo identificano come cordame.

La dea egiziana della sapienza e delle lettere è “Seshata”, rappresentata con una foglia di cannabis sulla testa (alcune fonti dicono che è una foglia di palma, ma provate a cercare la foto su internet…).

La cannabis fu usata come medicinale fin dai tempi dei faraoni, e veniva somministrata per bocca, per via rettale, vaginale, sulla pelle, negli occhi e per fumigazioni.

Nell’Ebers Papyrus, datato a circa al 1550 a.C., la cannabis viene consigliata per indurre le contrazioni del parto (pestata con miele) e per la cura delle unghie (sotto forma di resina). Nel Papyrus Ramesseum III (ca. 1700 a.C.) si parla di una pozione di cannabis e prezzemolo mischiati e usati per la cura degli occhi: trattamento che potrebbe essere utilizzato per la cura del glaucoma. Nel Fayyum Medical libro datato intorno al secondo secolo d.C. troviamo indicazioni per l’uso di cannabis contro le infiammazioni, i tumori e il mal d’orecchie acuto.

Gran parte della scienza medica dell’antico Egitto venne incorporata nella medicina Arabica Unani, e poi nei sistemi medici dei Greci e dei Romani. Dioscoride, medico greco, divenuto poi medico personale di Nerone, nel 65 d.C. scrive il Materia Medica, in cui distingue le piante maschio dalle femmine: i maschi possono essere usati contro i dolori d’orecchie e per favorire il flusso mestruale, mentre le femmine si usano contro i dolori muscolari. Galeno (secondo secolo d.C.) ci dice che la cannabis ha poteri disseccanti e riscaldanti, ci parla di focacce contenenti cannabis, che, consumate durante i pasti stimolavano la fame e l’allegria, ma se prese in eccesso inducevano torpore. Galeno ci ripete l’uso contro il mal d’orecchi e dice che il seme di canapa è difficile da digerire e può dare dolore di stomaco e di testa.

Plinio il Vecchio, nel suo Historia Naturalis del 77 d.C. ci parla di diversi utilizzi medici della cannabis: l’olio di semi fa uscire i vermi e qualunque animale entrato nelle orecchie, le radici cotte si usano contro le contratture delle giunture, la gotta ed altri problemi simili, crude contro le bruciature, il seme se ingerito in eccesso può disseccare il seme maschile. Concetto ribadito da Oribasio e Atteio, medici greci del 4o e 6o secolo dopo Cristo.

Fra i più antichi utilizzi della cannabis nella medicina Araba troviamo l’uso dell’olio di semi, somministrato come gocce per le orecchie. Per questo uso si raccomandava (dal nono secolo d.C.) anche il succo spremuto da infiorescenze femminili, contenenti semi anch’esse, oltre a curare problemi della pelle, uccidere vermi intestinali, eliminare le flatulenze, eliminare gli umori velenosi, favorire le contrazioni uterine, migliorare il dolore neuropatico, abbassare la febbre, controllare il vomito ed uccidere i pidocchi. Secondo il ricercatore I.Lozano, che nel 2006 ha pubblicato uno studio sulla materia, i medici dell’Arabia e della Persia avevano una conoscenza ancora superiore a quella dei tempi contemporanei sui poteri curativi della cannabis.

Nel medioevo pozioni medicinali contenenti cannabis erano popolari in Arabia, Persia e nell’India Musulmana. I medici Arabi, che chiamavano la cannabis schahdanach, scadabach o kannab, la consideravano una medicina sacra. Dal nono al tredicesimo secolo i trattati medici come il Firdo usul-Hikmat, il Mujardat Quanan, il Al-Mukhtar, citano numerosi e diversificati utilizzi terapeutici della cannabis: come diuretico per aumentare il flusso dell’urina, come emmenagogo per stimolare la circolazione sanguigna pelvica e uterina, come antielmintico per espellere i vermi. Ma anche utilizzi come antiemetico, antiepilettico, antinfiammatorio, antidolorifico… Stando a quanto consiglia Lozano “Le informazioni riguardanti l’efficacia medicinale della cannabis che si trovano nella letteratura Araba dovrebbero essere considerate come base per future ricerche sul potenziale terapeutico della cannabis e dei suoi semi”.

Nell’Africa mediterranea troviamo accenni all’utilizzo di cannabis come stimolante del parto e abortivo (mischiata con erbe velenose), dall’Egitto al Marocco. Le informazioni antiche riguardo all’Africa sub-sahariana sono frammentarie, ma per certo sono state rinvenute pipe di ceramica in Zambia ed Etiopia, datate intorno al decimo secolo d.C., e, sicuramente contenenti cannabinoidi, datate intorno al 1400, prima della scoperta dell’America, e dell’introduzione del tabacco nel Vecchio Mondo. Utilizzata ancora in tempi recenti da molte culture sub-sahariane per facilitare il parto (come antidolorifico, per facilitare le contrazioni e accelerare la nascita). Ma anche come lassativo, per combattere la malaria, le febbri, gli avvelenamenti da antrace, gli avvelenamenti del sangue, la dissenteria.

Anche nel Nuovo Mondo, dopo la sua introduzione, la cannabis venne presto utilizzata come rimedio popolare per molti problemi, spesso facendo distinzione fra le varietà psicoattive e quelle non psicoattive, per diverse malattie. In Cile si usano radici di canapa come purgativo, e i semi e i rami in infusione per stimolare il sonno. Una bevanda con piccole quantità di cannabis è usata come antidolorifico contro i reumatismi, le convulsioni, i problemi del tratto urinario e come purgativo del sangue. Tinture di cannabis erano e sono usate per ridurre il dolore di testa e le nevralgie.

In Argentina la cannabis è stata usata per combattere la gonorrea, la depressione, il tetano, le coliche, il mal di stomaco, il rigonfiamento del fegato, la sterilità, l’impotenza, la tubercolosi (i semi di canapa sono un aiuto importante contro il deperimento dovuto a questa malattia, ancor oggi una delle primissime cause di morte nel mondo) e l’asma.

In Colombia, la cannabis di Santa Marta (la migliore che abbia mai assaggiato!) macerata nel rum viene usata per frizioni sulla pelle contro il dolore delle giunture e dei muscoli. Fumare cannabis fa parte di un programma di mantenimento della salute, che comprende le foglie frizionate sulla pelle contro i dolori. Si danno anche decotti di cannabis e zucchero ai bambini, contro i pianti eccessivi.

In Brasile si usano infusi di cannabis contro i reumatismi, le mestruazioni, le coliche e altri malanni comuni. Contro il mal di denti vengono preparate compresse da applicare sulla e intorno alla parte dolente. In Giamaica si usano bevande e compresse a base di cannabis come antidolorifici e a scopo preventivo.

In Europa l’uso di cannabis come rimedio popolare si trova dai tempi precristiani, contro i dolori, per indurre stati estatici, conto i geloni, l’herpes, come decongestionante, contro i rigonfiamenti e le ferite. In Polonia, Russia e Lituania si usavano i vapori dei semi gettati su pietre roventi contro il mal di denti (pratica simile, ma con diversi scopi, a quello degli Sciti descritto da Erodoto).

Utilizzata contro la febbre in Cecoslovacchia, Moravia e Polonia, mischiando fiori di canapa e olio di oliva contro le ferite (Polonia), e olio di semi di canapa e fiori di canapa contro l’itterizia e i reumatismi (Russia). In Polonia e Ucraina si riteneva che i fumi dei semi bolliti fossero in grado di allontanare i vermi.

In Inghilterra troviamo un erbario dell’undicesimo secolo, l'Anglo-Saxon Herbarium, in cui si afferma che parti della pianta venivano usate per curare affezioni associate a gotta, perdita di peso, rigonfiamenti di testa, infezioni urinarie e problemi di parto. Le radici della cannabis erano molto considerate come medicamento, al contrario della ricerca contemporanea che le ha quasi ignorate. E questo nonostante si sappia non contengono cannabinoidi, hanno invece terpenoidi, steroli e alcaloidi. Giusto per capirci: una ricerca recente, fatta sul Bedrocan, ci dice che le sue radici non contengono alcaloidi. Ma il Bedrocan è coltivato in idroponica, e le sue radici non hanno la corteccia, come l’hanno le radici cresciute nella terra!

Nel dodicesimo secolo Hildegard von Bingen, visionaria monaca benedettina, ci lasciò una quantità di studi sulle più disparate materie: arte, letteratura, poesia, musica, scienze, erboristica, filosofia e medicina. Nel suo trattato del 1158, chiamato in seguito Physica e conosciuto anche come “il libro dei semplici” (semplici qui intesi come piante medicinali), von Bingen suddivide le qualità delle piante in calde e fredde, umide o secche. Riguardo alla cannabis, ecco il suo commento: “la canapa è calda, e cresce dove l’aria non è ne troppo calda ne troppo fredda, e la sua natura è simile. Il suo seme è salubre, ed è un buon nutrimento per persone sane. È gentile e benefico per lo stomaco, portando via un poco di muco. È facile da digerire, diminuisce i cattivi umori e fortifica quelli buoni. Nonostante ciò, se qualcuno è debole nella testa ed ha un cervello vuoto, e costui mangia canapa, questa facilmente gli procurerà problemi alla testa. Non fa danno a chi ha una testa sana ed un cervello integro. (N.d.A: anche oggi si dice che la cannabis può destare psicosi latenti). È pesante per lo stomaco di chi è molto malato, non procura problemi a chi è moderatamente malato…”. Parla poi di compresse di canapa bollita in acqua ed applicate sullo stomaco, di bendaggi di canapa buoni per ulcere e ferite (il tessuto di canapa rimane sterile più facilmente).

In Europa l’utilizzo di cannabis come medicinale fu proibito dalla bolla di papa Innocenzo VIII° nel 1484, in cui si asseriva una connessione fra la cannabis e i guaritori che utilizzavano erbe e praticavano quindi la “stregoneria”. La cannabis fu quindi associata a rituali satanici ed il suo utilizzo nascosto fino al diciannovesimo secolo, dove venne rivalutato fino ad essere uno dei medicamenti più usati in assoluto e poi, con il proibizionismo, di nuovo soffocato per quasi un secolo...

Solo François Rabelais, monaco massone, rivalutò la cannabis, sotto uno pseudonimo, nei suoi Gargantua e Pantagruel (pubblicati una quarantina d'anni dopo la scoperta dell’America), enciclopedia iniziatica, in cui la cannabis prende il nome dell’eroe del libro (Pantagruelion). Nondimeno il suo uso popolare come sollievo per tanti malanni si trovava in tutte le regioni d’Europa, dal Portogallo alla Russia, e, di nuovo, nel 1640 nel Teatrum Botanicum dell’olandese John Parkinson, vengono descritti una serie di utilizzi medicinali della canapa, dai suoi semi alle sue radici. Nicolas Culpeper tradusse, abusivamente, la Pharmacopoeia del collegio dei medici di Londra, per portare al pubblico una conoscenza riservata a pochi eletti. E la cannabis si trova listata fra le altre piante medicinali: usata come antisettico, antinfiammatorio e antispasmodico. Utile per infiammazioni, bruciature, tosse secca, ittero, coliche, problemi di stomaco, perdite di sangue, per eliminare vermi e insetti nelle orecchie, e come sollievo per molte malattie dolorose.

Nel 1800 assistiamo ad una rinascita dell’uso medicinale della cannabis, nel prossimo numero parleremo degli utilizzi e degli studi in questo periodo, fino alla rivalutazione contemporanea, con la richiesta dell’OMS di cambiare le leggi degli Stati, per poter di nuovo usare questa medicina preziosa.

Continua sul prossimo numero..

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