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Exitable
15 Sep 2015

Cosa comporta la nuova proposta di legge sulla liberalizzazione della cannabis


Cosa comporta la nuova proposta di legge sulla liberalizzazione della cannabis

Lo scorso 15 luglio la scommessa fatta da Benedetto Della Vedova e dal suo intergruppo parlamentare si è finalmente concretizzata in un disegno di legge: a sostenere la proposta, la cifra “record” di 218 parlamentari. Ecco cosa, quanto e dove si potrebbe fumare e/o coltivare se il disegno di legge passasse indenne da entrambe le Camere.

Ganja libera in Italia? Solo qualche anno fa un'idea simile era considerata un miraggio nel deserto del proibizionismo. Oggi invece, anche nel nostro Paese retrogrado e bigotto, di legalizzazione pare si cominci a parlare sul serio. Lo avevamo anticipato qualche numero fa: un fronte eterogeneo di deputati si è messo al lavoro per studiare un'alternativa alla legge vigente ed iniziare un percorso di totale liberalizzazione della marijuana sul modello a stelle e strisce (che, si sa, piace molto alla nostra Italietta, soprattutto se si parla di ca$h...).

Negli ultimi anni sono state fatte diverse proposte sul tema – già interessato da riforme di diversa natura in svariati paesi dell'Unione Europea– e un intervento legislativo è in qualche modo richiesto dalla bocciatura da parte della Corte Costituzionale della Fini-Giovanardi, l’ultima legge creata ad hoc e approvata sul tema. Ignorate le proposte che venivano dai radicali, da parte della sinistra (non di centro) e dai pentastellati, l'intervento (decisamente blando) del Governo

Renzi, con la rispolverata alla legge Jervolino-Vassalli del 1990, ha semplicemente riammesso alcune varietà di cannabis nella tabella delle droghe leggere, senza discostarsi più di tanto dall'obbrobrio normativo che l'aveva preceduta.

La proposta di legge presentata lo scorso 15 luglio durante un'affollatissima conferenza stampa a Montecitorio, ha però – forse – una particolarità che la rende più “solida” di altre: è frutto del lavoro di un intergruppo parlamentare di cui fanno parte 113 deputati di diversa estrazione partitica ed è stata co-firmata in tutto da 218 parlamentari. Escluse, of course, le correnti catto-fasciste di Giovanardi, Alfano e Meloni, e l'immancabile Lega Nord di Salvini, si può dire che mezzo parlamento sta seriamente considerando di portare la cannabis ad un'ampia legalizzazione. E così a Montecitorio si respira aria di ottimismo, concentrandosi sul fronte bipartisan di sostegno al progetto.

Che la proposta del sottosegretario Della Vedova e soci riesca a passare entro la fine di questa XVIIª legislatura, prevista per il 2018, è tutto da vedere. Ma se la straordinaria impresa dell’intergruppo parlamentare dovesse riuscire, ecco cosa cambierebbe.

• POSSESSO A FINI PERSONALI

Come primo ed importantissimo punto, si stabilisce il principio della detenzione lecita di una certa quantità di cannabis per uso ricreativo – 5 grammi, che diventano 15 grammi in privato domicilio – non sottoposta ad alcuna autorizzazione, né ad alcuna comunicazione a enti o autorità pubbliche. Rimane comunque illecito e punibile il piccolo spaccio di cannabis, anche per modiche quantità inferiori ai 5 grammi. È inoltre permessa la detenzione di cannabis per uso terapeutico entro i limiti contenuti nella prescrizione medica, anche al di sopra dei limiti previsti per l’uso ricreativo.

• COLTIVAZIONE DOMESTICA

Per la primissima volta la parola “autocoltivazione” entra nel glossario e viene apertamente contemplata in un disegno di legge: stando al testo dell'intergruppo, sarà possibile coltivare piante di cannabis fino a un massimo di 5 di sesso femminile, in forma sia individuale, che associata. È altresì consentita la detenzione del prodotto ottenuto dalle piante coltivate, a patto che non venga successivamente rivenduta. Per la coltivazione personale sarà sufficiente inviare una comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio e non è necessaria alcuna previa o speciale autorizzazione. I dati trasmessi sono inseriti tra i “dati sensibili” del Codice Privacy (opinioni politiche, tendenze sessuali, stato di salute…), e non possono essere né acquisiti, né diffusi per finalità diverse da quelle previste dalla procedura di comunicazione. Nel caso poi si volesse regalare piccole quantità (massimo 5 grammi) a terze persone, non scatterebbe l'illecito né sul piano penale, né tantomeno su quello amministrativo.

• VENDITA AL DETTAGLIO

Sul modello Uruguayano, viene istituito il regime di monopolio per la coltivazione delle piante di cannabis, la preparazione dei prodotti da essa derivati e la loro vendita al dettaglio. Per queste attività sono autorizzati dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli anche i soggetti e le aziende private. Sono escluse esplicitamente dal regime di monopolio la coltivazione in forma personale e associata della cannabis, la coltivazione per la produzione di farmaci, nonché la coltivazione della canapa esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali. Per le attività soggette a monopolio sono previsti alcuni principi insindacabili (tracciabilità del processo produttivo, divieto di importazione e esportazione di piante di cannabis e prodotti derivati, autorizzazione per la vendita al dettaglio solo in esercizi dedicati esclusivamente a tale attività, vigilanza del Ministero della salute sulle tipologie e le caratteristiche dei prodotti ammessi in commercio e sulle modalità di confezionamento, ecc. ecc.), la cui attuazione è delegata a tre decreti ministeriali da approvarev contestualmente alla proposta di legge. La violazione delle norme del monopolio comporta, in ogni caso, l’applicazione delle norme di contrasto alla produzione e al traffico illecito di sostanze stupefacenti. La proposta di legge prevede poi che spetti al ministero dell’Economia e Finanze stabilire il livello delle accise, il livello dell'aggio per la vendita al dettaglio, nonché il prezzo di vendita al pubblico. Quest’ultimo potrebbe però non essere semplicissimo da fissare, data la notevole varietà dei prodotti. La variabile del prezzo è quindi cruciale nella lotta allo spaccio illegale: valori di listino troppo alti spingerebbero i consumatori a tornare a rifornirsi per vie illecite.

• CANNABIS SOCIAL CLUB

Della Vedova e i suoi hanno buttato un occhio pure alla Spagna e nel testo ha inserito la possibilità di coltivare fuori dal regime di monopolio e in forma associata. Per la coltivazione in forma associata, è necessario costituire una associazione senza fini di lucro, proprio sul modello dei cannabis social club spagnoli, cui possono associarsi solo persone maggiorenni e residenti in Italia, in numero non superiore a cinquanta. Ciascun cannabis social club può coltivare fino a 5 piante di cannabis per ogni associato, per un massimo dunque di 250 piante per club. Sarà possibile iniziare a coltivare decorsi trenta giorni dall’invio della comunicazione all’Ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio. Anche in questo caso le comunicazioni sono protette dalle norme previste per i “dati sensibili” dal Codice Privacy.

• CANNABIS MEDICA E ACCESSIBILITA' ALLE CURE

Sono previste poi svariate norme per semplificare la modalità di individuazione delle aree per la coltivazione di cannabis destinata a preparazioni medicinali e delle aziende farmaceutiche autorizzate a produrle, in modo da soddisfare il fabbisogno nazionale. Sono inoltre semplificate le modalità di consegna, prescrizione e dispensa dei farmaci contenenti cannabis. L’obiettivo è quello di migliorare una situazione, come quella attuale, in cui il diritto a curarsi con i derivati della cannabis è formalmente previsto, ma sostanzialmente impedito da vincoli burocratici, sia per l’approvvigionamento delle materie prime per la produzione nazionale, sia per la concreta messa a disposizione dei preparati per i malati.

• DIVIETO DI CONSUMO PUBBLICO

Non tutto può essere rose e fiori. Anche in questo testo permangono delle resistenze alla piena accettazione sociale del consumo di cannabis. Sul finire dell'articolo 2, al Capo I comma 3, si stabilisce un principio generale di divieto di fumo di marijuana e hashish in luoghi pubblici, aperti al pubblico e negli ambienti di lavoro, pubblici e privati. Se mai la proposta dovesse diventare legge, sarà possibile fumare solo in spazi privati: sia al chiuso che all’aperto. E tanti saluti alla proverbiale cannetta al parco...

• GUIDA IN STATO DI ALTERAZIONE

Come per l’alcol, la legalizzazione della cannabis non comporta oviamente l’attenuazione delle norme e delle sanzioni previste dal Codice della strada per la guida in stato di alterazione psico-fisica. Nel caso di hashish e marijuana, rimane aperta comunque la questione relativa alle tecniche di verifica della positività al THC che attestino un’alterazione effettivamente in atto, come per gli alcolici, e non solo un consumo precedente che abbia esaurito il cosiddetto effetto “drogante”.

• PREVENZIONE E PROVENTI STATALI

Per dare un'ulteriore aura di legittimità istituzionale alla proposta di legge è stato deciso che i proventi derivanti per lo Stato dalla legalizzazione del mercato della cannabis saranno destinati per il 5% del totale annuo al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga. Inoltre, i proventi delle sanzioni amministrative relative alla violazione dei limiti e delle modalità previste per la coltivazione/detenzione di cannabis, sono interamente destinati ad interventi informativi, educativi, preventivi, curativi e riabilitativi, realizzati dalle istituzioni scolastiche e sanitarie e rivolti a consumatori di droghe e tossicodipendenti.

Ora, nonostante gli accorati appelli dell'intergruppo parlamentare e il generale entusiasmo degli stoners di casa nostra, è probabile che questa proposta di legge rimanga lettera morta. Non è eccessivo pessimismo il nostro, ma un semplice esercizio di memoria. A guardare bene, infatti, negli ultimi 10 anni sono stati almeno una decina – tra proposte di legge e raccolte firme per referendum abrogativi – i tentativi di legalizzare (o quantomeno liberalizzare) la cannabis, che si sono inevitabilmente infranti davanti al vaglio delle Camere. Certo quella di Della Vedova è una proposta politicamente eterogenea e finanziariamente allettante per le casse dello Stato, ma sono ancora troppe le resistenze politiche e culturali e religiose presenti nel nostro Paese. Basti guardare alla star del momento, quel Matteo Salvini che piuttosto che legalizzare la cannabis ha dichiarato sarebbe meglio riaprire le case chiuse, perché «il sesso non ha mai fatto male a nessuno, la cannabis invece si».

Nella speranza di aver preso un enorme granchio e che la proposta si trasformi in legge entro il 2018, non ci resta che seguire gli sviluppi di palazzo e incrociare le dita.

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