Crudo è meglio

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25 Jun 2015

Come estrarre dell'ottimo olio di canapa crudo, secondo natura


Come estrarre dell'ottimo olio di canapa crudo, secondo natura

Se il raccolto non è stato male e vuoi investirne parte in un olio alla cannabis da poter assumere diversamente dal solito, ma l’idea di maneggiare l’alcol per estrarre i cannabinoidi ti spaventa e la storia del butano ti puzza, un metodo semplice consiste nel seguire quella che oggigiorno è definita la ricetta del medico svizzero Manfred Fankhauser.

Prendi dell’erba secca e triturala finemente, aggiungi olio alimentare (per esempio olio d’oliva, di colza, di semi di lino, di semi di canapa) fino a coprire completamente il materiale. Lascia riposare per tre settimane in un luogo fresco e buio, agitando il barattolo quotidianamente. Filtra infine l’erba con il colino e il gioco è fatto. Più semplice di così. Senza diventare matti e prodigarsi in mille procedimenti, che possono pure essere pericolosi, in men che non si dica avrai a disposizione un olio alla cannabis incredibile, per uso esterno e interno.

Non può essere fumato, ma può essere applicato sulla pelle, ma pure mangiato, impiegandolo, per esempio, nel condimento di pietanze. L’olio non va fritto ne fatto saltare in padella a alte temperature, altrimenti i cannabinoidi evaporerebbero, rendendo il rimedio vano. È adatto all’alimentazione vegan e, essendo crudo, i cannabinoidi sono in forma acida (per es., THCA), quindi 60 volte meno psicoattivi rispetto a quando decarbossilizzati dalla combustione o dall’evaporazione.

Una ricetta molto semplice e antica, pertanto sicura.

Vi avevo raccontato come con tutta probabilità pure l’olio d’unzione dei cristiani, così come illustrato nella Bibbia, contenesse la canna odorifera (cannabis), oltre a cannella e mirra, lasciate in ammollo nell’olio d’oliva. La mirra, secondo lo studio “Analgesitc Effects of Myrth” di Piero Dolara, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, è un analgesico molto potente, mentre la cannella, da come ho potuto intendere, era aggiunta per aprire i pori della pelle e lasciar penetrare più facilmente l’olio. A piacere quindi, in base alle proprie necessità, è possibile aggiungere altre erbe all’olio, per migliorare il suo effetto terapeutico.

La pratica dell’unzione è comunque molto più antica anche della Bibbia e se ne trova traccia, per esempio, pure nel Buddismo Vajrayana, sui monti dell’Himalaya, per consacrare il discepolo a esercizi di meditazione particolari. Pure le scritture più prettamente ebraiche mostrano come la pratica dell’unzione fosse prerogativa di re, sacerdoti e profeti nell’esercizio delle loro funzioni, al fine di trasferire i poteri divini nella persona. Un concetto, a livello religioso, che oggi si ritrova nelle chiese ortodosse antico-orientali, come quella etiope Tewahedo, la meno corrotta di quelle cristiane. Di riferimento per tutti i Rastafari, la chiesa etiope sostiene il concetto d’unità della natura divina e umana di Cristo e prevede l’uso di piante psicotrope da parte dei sacerdoti.

Ovviamente, se la tua idea è quella d’impiegarlo per curarti, meglio scegliere fiori sviluppati da piante mediche, come quelle ricche di CBD, che ultimamente sono state sviluppate da tutti i produttori commerciali di semi. Una volta messo a dimora il preparato, già dopo una decina di giorni, osservando l’olio si noterà come si sia fatto più denso e oleoso, segno che i cannabinoidi si stanno trasferendo. Dopo tre settimane è preferibile, come da ricetta, colare l’erba, altrimenti, con il calare dell’olio all’utilizzo, la parte vegetale potrebbe ritrovarsi a contatto con l’aria e sviluppare muffe.

L’applicazione come unguento sulla pelle, come dimostrato da uno studio dell’Università di Bonn pubblicato su Science Daily nel 2007, può alleviare problemi di allergie e infiammazioni alla pelle, grazie anche al suo grande potere rinfrescante e anti prurito. Il Journal of Dermatological Science, sempre nel 2007, ha mostrato come l’unguento alla cannabis possa essere vantaggioso nella cura della psoriasi, mentre i giamaicani, con la loro tradizione popolare legata alla canapa come medicina, usano l’unguento per i dolori muscolari e i reumatismi.

Personalmente, nell’uso esterno, trovo l’unguento così preparato molto vantaggioso per risolvere l’aderenza della pelle causata dalle cicatrici. Le cicatrici tendono a aderire alla ciccia sottostante, provocando dolori al movimento. Anche inalando cannabis, grazie al rilassamento dei tessuti, l’aderenza si molla, ma se non si desidera sentire l’effetto psicoattivo sulla mente, l’applicazione dell’unguento crudo permette di risolvere il problema senza sballarsi. Una sensazione piacevole, simile a un leggero solletico godurioso, s’impossessa dell’area unta, smollando l’aderenza con grande efficacia, tanto da poter far pensare che l’inalazione possa addirittura essere una pratica superflua. La cannabis funziona così, e ti porta dal dolore al piacere.

Ho poi notato come sia eccezionale per guarire calli e duroni dei piedi grazie alle proprietà emollienti della cannabis. L’uso interno tramite ingestione lo trovo invece vantaggioso, per esempio, in caso di dolori allo stomaco, con i cannabinoidi che arrivano alla circolazione sanguigna grazie al processo digestivo. Nei primi trattamenti è importante partire con piccoli dosaggi, in modo da capire gli effetti e regolarsi nell’assunzione di questo olio molto versatile. La ricetta ovviamente può variare nelle quantità e, aggiungendo più erba piuttosto che più olio, la potenza del medicamento andrà a variare a seconda delle nostre esigenze. Per alleggerirlo, puoi diminuire le cime e utilizzare il trim ricavato dalla pulizia dei fiori e le foglie secche. Per potenziarlo, in alternativa, puoi mettere il kif o l’hashish.

Realizzare questo semplice Cannabis Oil è una buona idea anche se vi è restata poca erba e il prossimo raccolto è ancora lontano. “Allungandola” nell’olio durerà di più, permettendovi di non restare mai senza.

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