La cannabis era il “soma” degli dei?

Exitable
30 Apr 2015

Stavo leggendo il libro “Cannabis, evolution and ethnobotany” di Clarke e Merlin, e in un numero dello scorso anno di SSIT ho visto la sua presentazione. Un testo incredibile per la quantità di informazioni raccolte in tutto il mondo… Vi presento qui la traduzione di un paragrafo del settimo capitolo: “Aspetti storici della Cannabis psicoattiva per utilizzi rituali e ricreazionali”.


Stavo leggendo il libro “Cannabis, evolution and ethnobotany” di Clarke e Merlin, e in un numero dello scorso anno di SSIT ho visto la sua presentazione. Un testo incredibile per la quantità di informazioni raccolte in tutto il mondo… Vi presento qui la traduzione di un paragrafo del settimo capitolo: “Aspetti storici della Cannabis psicoattiva per utilizzi rituali e ricreazionali”.

Stavo leggendo il libro “Cannabis, evolution and ethnobotany” di Clarke e Merlin, e in un numero dello scorso anno di SSIT ho visto la sua presentazione. Un testo incredibile per la quantità di informazioni raccolte in tutto il mondo… Vi presento qui la traduzione di un paragrafo del settimo capitolo: “Aspetti storici della Cannabis psicoattiva per utilizzi rituali e ricreazionali”.

Le tribù ariane che arrivarono nel nord-ovest dell’India durante il secondo millennio prima di Cristo portarono con loro una tradizione religiosa politeistica che consisteva in una raccolta di canti in forma di poesia (i Rg Veda) che glorificano e codificano certi fenomeni naturali. Alcuni dei poteri più prominenti della natura personificati nei Rg Veda comprendono la sacra forza del fuoco (Agni), il vigore dei tuoni e dei fulmini (Indra), e la potenza psicoattiva del succo del Soma. Senza dubbio, nei culti originali degli Ariani i rituali sacri e l’uso del Soma ebbero un ruolo di importanza primaria. Il culto originale, sebbene in un secondo tempo fu arricchito con rituali ed elaborazioni complicati (Srauta), era fondamentalmente semplice. Si focalizzava su un altare con il fuoco acceso sopra in uno spazio aperto, e comprendeva l’uccisione sacrificale di animali, l’offerta di alcune sostanze come il “ghee” (burro chiarificato) e Soma, e numerose libagioni cerimoniali del succo del Soma. 

Come descritto nei rituali, sia gli dei che i gestori del culto erano ugualmente desiderosi del Soma e ne lodavano spesso gli esilaranti e meravigliosi poteri spirituali, psicologici e medicinali. Il Mandala, il nono libro dei Rg Veda, è quasi completamente dedicato alle lodi e all’utilizzo del Soma.

D'altronde, la conoscenza degli inni ariani primordiali, e di conseguenza il sacramento psicoattivo Soma, erano in origine riservati agli Ariani stessi. In un secondo tempo l’élite dei preti locali prese possesso della gran parte della autorità religiosa che era in mano agli autori degli inni Ariani ed ebbe il controllo sulle interpretazioni teologiche e sui rituali. Nella sua interpretazione formale, il “vedismo” non era una religione diretta alle masse, e in apparenza per qualche tempo i membri dell’élite religiosa limitarono la conoscenza e l’uso del Soma alle loro proprie attività esoteriche. Quindi, un piccolo, ma influente segmento della società indiana controllava la religione e la distribuzione della pianta del Soma: “il sacrificio comune del Soma era chiaramente un sacrificio di ricchi signori”.

Tuttavia, sebbene ristretto ad una antica élite Ariana l’uso del Soma fu una pratica religiosa estremamente importante. Infatti, alcuni ricercatori hanno suggerito che il Soma possa essere stato la connessione fra lo sciamanismo (i primi riti naturali ariani) e la religione Hindu. Con il tempo Soma diventò “il depositario di tutti i principi della natura che nutrono e rendono fertile”. Allo stesso tempo fu il cibo degli dei e la bevanda intossicante dell’uomo, simbolo dell’immortalità dell’uno e della caducità della vita per l’altro. Ma Soma, la bevanda narcotica, era esilarante, e dava un senso di immortalità momentaneo. Univa il consumatore con gli dei: “Siamo divenuti immortali, siamo entrati nella luce, abbiamo conosciuto gli dei”. Qui troviamo i primi vaghi accenni ad un concetto di salvazione. Con il tempo Soma, lo strumento, diventò confuso con la vita divina stessa, e diventò re dei Brahmani (il dio universale).

Il potenziamento dei sensi e le visioni stimolate dall’uso del Soma potrebbero aver prodotto il concetto filosofico, dominante fra gli Indiani, di Maya (ciò che viene percepito in un normale stato di coscienza non è la vera realtà ma illusione). Questa associazione tradizionale fra illusione e coscienza “normale” ha paralleli con altre culture che santificano l’utilizzo di certe piante psicoattive e ha ovviamente esercitato una tremenda influenza storica sui modi di vita Indiani e sul loro pensiero riguardo alla coscienza.

Soma aiutò a stimolare il desiderio di trascendere la normale esperienza conscia. Quindi, come suggerito, potrebbe anche essere servito nei primi tempi della religione Vedica come connessione fra i primi riti naturali e il principale sviluppo del culto Brahmanico che stabilisce l’esistenza di un’entità che comprende il tutto. Questo ideale metafisico monastico ha fatto sorgere, e ancora pervade molto della filosofia religiosa Indiana.

Prima di continuare la nostra discussione sull’uso psicoattivo della cannabis attraverso l’antica India, dobbiamo considerare la questione  di lunga durata, curiosa e significativa riguardante l’identificazione della famosa droga Soma che ebbe una parte tanto importante nella formazione ed evoluzione della civilizzazione Vedica. Basham ci dice che “gli effetti del Soma, con vivide allucinazioni e il senso di espandersi in dimensioni enormi sono piuttosto da attribuirsi a certe sostanze come l’hashish… soma potrebbe bene essere stata la canapa… dalla quale gli indiani contemporanei producono una bevanda narcotica che chiamano bhang”.

Per prima cosa, quali erano le qualità ed il significato di Soma? La cannabis era il Soma? Probabilmente no, ma ci sono abbastanza evidenze da suggerire questa identificazione. Se fosse possibile asserire, oltre ogni dubbio, che il vegetale da cui derivava il succo del Soma fosse stata la cannabis, allora la diffusione dell’uso di cannabis nell’antica India sarebbe di grande importanza.

L’identità del Soma è rimasto un mistero profondo per più di 2000 anni, sin da quando gli Ariani abbandonarono la pianta originale e dimenticarono la sua esatta identità. Gli studiosi occidentali in realtà iniziarono uno studio sistematico della tradizione Vedica soltanto nel diciottesimo secolo. Ma in questo relativamente breve periodo, comparato con quanto tempo fa fu cominciato ad essere usato il Soma, sono state suggerite più di 100 specie vegetali essere la sostanza. Altri hanno suggerito che il Soma fu semplicemente un mito simbolico, e che non rappresenti una singola specie. Ci sono ancora alcuni che credono che la vera identità del Soma sia la cannabis, che cresce selvatica in molte parti dell’Asia Centrale e Meridionale. 

Visto il proposito di questo libro, si elencano diverse somiglianze fra le descrizioni letterarie fra Soma e cannabis.

  1. Sia il Soma che il bhang erano specie che crescevano spontanee nelle montagne dell’India Settentrionale. D’accordo con referenze in letteratura, il Soma cresceva sulle montagne, specialmente sul monte Munjavant, probabilmente nell’Himalaya Nord-Ocidentale. Come la pianta del Soma era di solito trovata in montagna, la foresta del Soma potrebbe essere nella parte sub-montagnosa dell’Himalaya, fra il Punjab e il Bihar. Non è una coincidenza che la cannabis usata per il bhang “cresca selvatica attraverso l’Himalaya dal Kashmir all’Est dell’Assam,ad un altitudine fino a 3000 metri sopra il livello del mare”.
  2. Referenze geografiche nel Rg Veda indicano che il Soma probabilmente era diffuso in luoghi fra le rive dei fiumi leggendari Sarasvati e Arjikiya, nella valle dell’Indo. I fertili suoli alluvionali adiacenti questi fiumi ed altri che hanno le loro sorgenti in Himalaya, “sono esattamente l’ideale per la crescita selvatica del bhang”.
  3. Nell’Indice Vedico si asserisce che la preparazione indiana del bhang è associata, nel Rg Veda, con il Soma, dove la parola bhanga è usata per esprimere Soma, presumibilmente nel senso di “intossicante”, termine che in seguito fu assunto per la cannabis.
  4. Le descrizioni sia per il Soma che per il bhanga sembrano avere alcune caratteristiche botaniche in comune. MacDonell e Keith associano il termine naicasakha con la pianta del Soma. Questa qualità indica rami (o rametti, o foglie) che pendono verso il basso, anche questa una caratteristica della pianta di cannabis.
  5. La descrizione Vedica del colore del Soma comprende la parola hari, che può essere itesa come “verde, o giallo-verde” (Ray 1939). Ad Indore, in Madya Pradesh, India, la forma femminile della pianta di cannabis è chiamata hari .
  6. Nel RG Veda alla pianta del Soma si attribuisce un odore forte e piacevole. Anche la cannabis ha qualità aromatiche simili.
  7. È possibile che sia il Soma che il bhanga siano specie di piante annuali, che nascono all’inizio della stagione delle piogge. Questo in genere coincide con il ciclo naturale di vita della cannabis.
  8. Nel Sukla Yajurveda, mekhala, la corda, è descritta come “che stringe il nodo del Soma”. È questo un suggerimento che il Soma ha le stesse qualità di fibra della pianta di cannabis? Consideriamo la parola amsu (pelo o raggio), che è associata anch’essa con ilSoma . Questo indica una qualità di fibra o la fonte di resina in forma ghiandolare?
  9. Somiglianze che colpiscono possono anche essere trovate nella preparazione di entrambe le bevande Soma e bhang. La seguente è una descrizione composita di una delle numerose preparazioni del Soma registrate nel Rg Veda: “I germogli con le loro foglie vengono dapprima puliti e poi inumiditi con, o immersi in, acqua dove i gambi potranno ammorbidirsi. La massa era poi sbattuta e pestata fra un paio di pietre oppure in un mortaio con un pestello. La pasta macinata era poi mischiata con acqua in una giara, e la mistura versata da una giara in un'altra, causando suono. Poi era colata attraverso lana di pecora. Così preparato questo era una bevanda “pura”. Spesso era mischiata con latte o yogurt, talvolta con miele e orzo. Il modo solito di oggigiorno per consumare il bhang è sotto forma di una bevanda che si prepara tradizionalmente nel seguente modo: le foglie sono pestate e mischiate con acqua fino a formare una pasta spessa che viene arrotolata in una palla e seccata. Più tardi può essere mischiata con acqua o latte e filtrata attraverso un tessuto”. Nel bhang viene sempre aggiunto del grasso, (p.es. burro) per rendere solubile il THC. Watt presentò la seguente descrizione della preparazione del bhang più di cento anni fa: “Quando preparati per il consumo, i frammenti della pianta sono ridotti ad una pasta, e di questa viene fatta un’emulsione che, dopo essere filtrata attraverso una tela, può essere consumata direttamente, o insaporita con zucchero, spezie, cardamomo, semi di melone o latte”.
  10. Gli effetti della bevanda del Soma sono simili a quelli del bhang. Il Soma si usava bere mentre si mangiava. È nutriente se assunto con latte e cibo, è esilarante, eccitante e intossicante. Stimola la voce e favorisce il flusso di parole. Risveglia il desiderio di pensiero ed eccita l’immaginazione poetica. Induce il sonno e il desiderio per le donne. Dà fertilità. Cura le malattie e si crede che prolunghi la vita. Nessuno lo può tollerare, a parte gli individui forti. Procura costipazione e talvolta causa problemi intestinali. Era bevuto prima di una battaglia e dopo la vittoria, perché si chiedeva per questo (la vittoria) il favore di Indra. Si diceva che assumere bhang di primo mattino ripuliva il consumatore dai peccati, lo liberava dalla punizione di un gran numero di peccati, e lo rendeva degno di “raccogliere i frutti di mille sacrifici di cavalli”. Un bhang così santificato assunto all’alba o a mezzogiorno può anche distruggere le malattie.

Anche se si ignora la possibilità che Soma e la cannabis fossero la stessa cosa, sembra abbastanza chiaro che nell’India antica entrambi furono usati per indurre esperienze religiose ed euforiche fin da un tempo molto lontano.

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