Cannabis ed essere umano

Exitable
16 Mar 2015

La Cannabis da sempre accompagnò l’essere umano, dalla sua comparsa sul pianeta Terra. Probabilmente fu una delle primissime piante che utilizzò per cibarsi (i suoi semi si possono mangiare crudi) e probabilmente la prima per utilizzi non alimentari.


La Cannabis da sempre accompagnò l’essere umano, dalla sua comparsa sul pianeta Terra. Probabilmente fu una delle primissime piante che utilizzò per cibarsi (i suoi semi si possono mangiare crudi) e probabilmente la prima per utilizzi non alimentari.

La Cannabis da sempre accompagnò l’essere umano, dalla sua comparsa sul pianeta Terra. Probabilmente fu una delle primissime piante che utilizzò per cibarsi (i suoi semi si possono mangiare crudi) e probabilmente la prima per utilizzi non alimentari. Da sempre è stata un aiuto per l’essere umano, in tutti i campi: come alimento, come medicina, come fonte primaria di fibra tessile, come fonte primaria di una miriade di materiali, dalla carta a materiali da costruzione, come fonte di energia, come mezzo per espandere la coscienza, come sacramento…

Al contrario della menzogna diffusa dai proibizionisti – che la cannabis brucia il cervello – i cannabinoidi stimolano la neurogenesi (la formazione di nuove cellule neuronali): è possibile che l'assunzione di cannabis, che dura da milioni di generazioni, abbia contribuito ad aumentare il volume (e le capacità cognitive) del cervello umano. 

I cannabinoidi sono sostanze prodotte unicamente dalla pianta di cannabis, e, nel corpo umano (ma anche in quello di tutti gli esseri viventi, esclusi gli insetti), ci sono specifici recettori e un sistema (endocannabinoide) estremamente complesso e ramificato in tutto il corpo. Praticamente ogni cellula del nostro corpo può produrre endocannabinoidi (le cellule hanno una membrana lipidica e gli endocannabinoidi sono acidi grassi). Il nostro corpo produce sostanze con un’azione simile a quella dei cannabinoidi, che hanno un’azione regolatrice su tantissime funzioni, un’azione omeostatica regolatrice dei sistemi del corpo.

Gli endocannabinoidi sono derivati di acidi grassi poli-insaturi, e vengono prodotti “on demand” dalle cellule (non c’è quindi una produzione in siti particolari ed uno stoccaggio, al contrario di altri mediatori chimici). Ci sono diversi recettori specifici per i cannabinoidi, ma questi si legano anche ad altri recettori, come i recettori vanilloidi (deputati alla modulazione del dolore), interferiscono con quelli oppioidi (diminuendo le dosi necessarie di morfinoidi), ed hanno una miriade di azioni nell’organismo, tante in fase di scoperta, e tante ancora da scoprire.

Un’insufficienza di endocannabinoidi porta a disfunzioni e malattie. Il latte delle madri è ricco di endocannabinoidi, per stimolare il neonato a mangiare; un organismo in crescita è saturo di endocannabinoidi, per compensare le crescite diverse in diverse parti del corpo (è per questo che fino ad una certa età, che coincide con il completamento della crescita fisica, se si usa cannabis si percepiscono ben pochi effetti). Ma con l’avanzare dell’età il corpo è sottoposto a stress sempre maggiori, la capacità di rigenerazione delle cellule diminuisce, ed è molto probabile che ci si trovi in carenza di endocannabinoidi. Lo stesso in situazioni di stress a qualunque età (nel mondo “evoluto” lo stress è continuo): il corpo ha bisogno di più cannabinoidi per compensare le lesioni subite o le disfunzioni dei sistemi. È anche possibile che qualcuno abbia una produzione di endocannabinoidi insufficiente, o che i recettori abbiano problemi. È per questo che è necessario che si possano utilizzare liberamente cannabinoidi, senza restrizioni di sorta!

Si può stimolare una produzione endogena di endocannabinoidi con una dieta a base di olio di oliva e burro di arachidi (l’olivetolo, componente dell’olio di oliva, e l’acido arachidonico, presente nel burro di arachidi, si uniscono per dare luogo ai precursori dei cannabinoidi), ma esagerare con il burro di arachidi non è una buona cosa per la salute…

L’uomo si è evoluto con la cannabis e la cannabis si è evoluta con l’uomo. Fin dai tempi preistorici la cannabis è stata scelta per qualcuna delle sue tante proprietà, come la fibra, o la resina, o i semi. E la sua grande capacità di adattamento (è per questo che la dobbiamo lasciar essere eterozigote…) ha fatto sì che in nicchie climatiche diverse si potessero coltivare piante di cannabis per utilizzi diversi, da quello psicoattivo (ricreazionale/sacramentale/curativo) a quello per cordame (economico/agriculturale/industriale). 

In queste nicchie si sono evoluti genotipi molto diversi fra loro, per selezione data dall’ambiente (luce, aria, acqua, calore, terra, durata della stagione) e dall’uomo (per la diversità di utilizzi in ogni particolare luogo). Dopo anni, secoli, millenni di coltivazione, selezione e adattamento, le varietà di ogni diverso ambiente danno (davano) i migliori prodotti possibili. 

Sicuramente, dall’inizio del proibizionismo si sono fatti tantissimi studi e tantissimi esperimenti per limitare o aumentare la produzione di uno solo dei prodotti di questa pianta: il THC, considerato droga! E si sono fatte tante stupidaggini, sono state coinvolte persone che non avevano alcuna idea di cosa sia, come si lavori, cosa possa dare questa pianta. Per tanti anni da una parte si è cercato, con un’ipocrisia sfacciata, di creare piante che avessero una percentuale di “droga” il più bassa possibile, per mantenere una facciata di “progresso” (visto che la pianta anche in agricoltura è benefica e utile). Per tanti anni dall’altra parte si è cercato, in reazione al proibito, di creare varietà con la più alta percentuale di THC, dimenticandosi del “buono” e del “magico” di questa pianta… non è il vino più forte il più buono, né è quello che mi fa stare meglio.

Tutta questa selezione a discapito di altre qualità della pianta, che è ancora disposta a ridonarci, se dimentichiamo la follia proibizionista e torniamo a considerare la cannabis come un alleato prezioso, un amico, un simbionte con cui capirsi e aiutarsi vicendevolmente per vivere su questo mondo. Ricerche recenti ci dicono che l’aumentato stress ha portato ad un aumento dei recettori dei cannabinoidi. Un’altra dimostrazione che questa pianta serve per il benessere dell’uomo, nonostante le bugie e le cattiverie dei proibizionisti.

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