Riflessioni sotto l'ombrellone

Exitable
04 Sep 2014

D'accordo, il movimento antipro italiano è in uno stallo. Uno stallo da trincea. Una metafora di guerra che non vuole inasprire i toni del dibattito, che resta autoreferenziale ed interno al movimento stesso, ma semplicemente collocarlo nella giusta cornice, che dovrebbe essere fattiva e pragmatica e rimane, al contrario, un'opposizione di slogan giustissimi ma senza reale efficacia politica.


D'accordo, il movimento antipro italiano è in uno stallo. Uno stallo da trincea. Una metafora di guerra che non vuole inasprire i toni del dibattito, che resta autoreferenziale ed interno al movimento stesso, ma semplicemente collocarlo nella giusta cornice, che dovrebbe essere fattiva e pragmatica e rimane, al contrario, un'opposizione di slogan giustissimi ma senza reale efficacia politica.

D'accordo, il movimento antipro italiano è in uno stallo. Uno stallo da trincea. Una metafora di guerra che non vuole inasprire i toni del dibattito, che resta autoreferenziale ed interno al movimento stesso, ma semplicemente collocarlo nella giusta cornice, che dovrebbe essere fattiva e pragmatica e rimane, al contrario, un'opposizione di slogan giustissimi ma senza reale efficacia politica.

La Million Marijuana March alle spalle, alle spalle Canapisa, e soprattutto alle spalle le elezioni europee, è il momento di proporre qualche riflessione per dar nuovo smalto alle nostre istanze, innanzitutto comprendendo al meglio gli spazi politici all'interno dei quali cercare e proporre la dialettica del dialogo.Facciamoci i conti in tasca insomma.

Primo punto: la voce dei consumatori di cannabis, l'azione di lobby che dovrebbe e potrebbe svolgere, se davvero sono 4 milioni gli italiani che ne fanno uso, non supera mai lo sbarramento della piazza e resta (fra web e sporadiche azioni locali) del tutto marginale rispetto all'agenda politica di governo. La mobilitazione di piazza di per se è certo lodevole ma, nella misura in cui non altera l'agenda di governo, può cominciare a essere ritenuta inutile e dannosa perché innesca forze entusiaste che però si spengono al terminare della manifestazione come un fuoco per mancanza di ossigeno. Come una masturbazione politica, piacevole, ma finalizzata al nulla.

Queste forze dovranno essere direzionate in altra maniera. Agli attivisti cercare altre strade di maggiore incisività che, per inciso, credo sia quella di muoversi coordinati a livello nazionale  attraverso azioni info-dimostrative di forte impatto sulla dimensione simbolica locale. Quella delle carcerazioni di massa e dello stillicidio quotidiano di persone tradotte in carcere per coltivazione. Ogni giornale di provincia ne è testimone.  

Secondo punto: come movimento antipro siamo appagati dalla cancellazione della Fini- Giovanardi? Penso proprio di no. 

Abbiamo subito sulla nostra pelle 8 anni di politica penale in materia di sostanze stupefacenti assolutamente illegittimi. La Corte Costituzionale lo ha sancito lo scorso febbraio. È un fatto di dominio pubblico che Fini e Giovanardi, per evitare il dibattito parlamentare, agirono illegittimamente, inserendo la legge nel decreto sulle olimpiadi invernali di Torino. Che ci stava come i canguri a merenda. Il problema non era però, a mio parere, esclusivamente di contenuto (l'innalzamento delle pene, o l'equiparazione di droghe leggere a droghe pesanti) ma di forma: gravissimo di per sé era l'aver evitato con questo escamotage il dibattito su un argomento tanto complesso, come la politica pubblica in materia di stupefacenti. I parlamentari non avevano discusso ed essendo la nostra una Repubblica parlamentare, pare evidente il limite di una legge che non passa attraverso il vaglio supremo, magari partorendo una legge peggiore o migliore che fosse, ma legittimata almeno da un confronto politico. 

E veniamo così al passato recente e al terzo punto. Il Governo Renzi, aveva la possibilità di regalare finalmente all'Italia non la legalizzazione, non la liberalizzazione (già esistente al grado massimo), non lo sdoganamento della coltivazione personale e nemmeno la libertà di produrre a casa propria o il monopolio statale di produzione per motivi terapeutici: aveva la possibilità di offrire ai cittadini un dibattito parlamentare che, su questa materia, manca da anni. Un esempio di serietà, un regalo di rispetto per i cittadini. Questa sarebbe stata una grande novità, una coraggiosa discontinuità con il passato. 

Ma il Governo di Renzi come agisce? Ricordiamolo: pone la fiducia al decreto Lorenzin, ed evita di entrare nel merito della discussione. Ma perché questo tabù? Perché il Parlamento italiano non può nemmeno discutere l'argomento “politica degli stupefacenti”? Dov'era la fretta e quale il motivo che giustificavano il ricorso alla fiducia, se per 8 anni abbiamo vissuto in un regime legislativo illegittimo? Non dovrebbe far parte dell'agenda di un politico riformista al passo con i tempi, la priorità di costruire un impianto legislativo pragmatico in tema di stupefacenti, salute pubblica e se vogliamo di connesso gettito fiscale? Un'opportunità da considerare visto gli interessanti esempi di alcuni Stati americani, europei (l'Olanda con le entrate fiscali provenienti dai coffee shop si paga il trasporto pubblico locale nazionale) e dell'Uruguay.

In Francia il dibattito sulla cannabis non è possibile perché i cugini al di là delle Alpi hanno una legge che vieta di presentare sotto una luce favorevole gli stupefacenti, fra i quali anche la canapa. In Italia questa norma manca, ma senza averla, di fatto il Governo Renzi l'ha mutuata per esautorare nuovamente i nostri rappresentanti, tra l'altro nell'assemblea più giovane d'Europa, dalla prerogativa della discussione. Vogliamo credere che per quanto riguarda l'argomento il Ministro dell'Interno Alfano avesse dato un aut aut al rampante fiorentino? La droga fa male e “l'unica cosa che puoi fare è cambiare tutto per non cambiare niente” come direbbe Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Può darsi che sia andata così, in fondo, Renzi è al potere non grazie al voto popolare, ma per merito delle alchimie politiche che legano centro destra e centro sinistra in un contesto di crisi permanente ed in una congiuntura ambigua e davvero molto particolare. Adesso però le carte sono cambiate. E si, perché il Rottamatore ha raggiunto un traguardo storico, ha superato il 40% con un partito di centro sinistra, come mai nessuno aveva fatto in Italia.

Il movimento antipro dovrebbe riconoscere questa vittoria e questo nuovo scenario e pungolare con tutti i mezzi possibili questo giovane e ambizioso politico: davvero questo quarantenne non può essere strumentalizzato per ottenere lo spazio necessario ad un cambiamento di paradigma sul tema droghe? Davvero Renzi il giovane, nel Parlamento con i più giovani deputati a livello europeo, non avrà la forza di prendere il toro del proibizionismo per le corna per ripetere gaudente il suo mantra dell' “Avanti con le riforme”? 

Il cambiamento è ineludibile, il mondo va in questa direzione e prima o poi anche noi pecoroni italiani ci arriveremo, ma Renzi, se proprio non ha il coraggio di affrontare di petto la questione “regolamentazione cannabis”, almeno pensi agli stenografi siciliani che in Regione, poveretti, guadagnano 6.181 euro, netti, al mese.

E
Exitable