Missione autofiorente

Soft Secrets
27 Sep 2013

O le ami o le odi. Le piante autofiorenti sono ormai una realtà affermata nel mondo del commercio dei semi di cannabis e, al giorno d'oggi, non esiste seed bank che non abbia almeno una varietà autofiorente nel suo catalogo. Qualche mese fa, proprio su queste pagine, il collega Little Lebowski si chiedeva se quella delle "piante miracolose" - che passano dalla fase vegetativa alla fase di fioritura in funzione dell'età della pianta, anziché in base alla quantità di luce che ricevono - fosse una meteora nel campo della botanica o fosse invece un'innovazione destinata a prendere sempre più piede tra i growers di tutto il mondo. Il tempo e i consumi sembrano dare ragione alla seconda ipotesi, nonostante tra molti serpeggi ancora la diffidenza verso un prodotto che, in buona sostanza, pare cerchi di aggirare i tempi e i modi della natura.


O le ami o le odi. Le piante autofiorenti sono ormai una realtà affermata nel mondo del commercio dei semi di cannabis e, al giorno d'oggi, non esiste seed bank che non abbia almeno una varietà autofiorente nel suo catalogo. Qualche mese fa, proprio su queste pagine, il collega Little Lebowski si chiedeva se quella delle "piante miracolose" - che passano dalla fase vegetativa alla fase di fioritura in funzione dell'età della pianta, anziché in base alla quantità di luce che ricevono - fosse una meteora nel campo della botanica o fosse invece un'innovazione destinata a prendere sempre più piede tra i growers di tutto il mondo. Il tempo e i consumi sembrano dare ragione alla seconda ipotesi, nonostante tra molti serpeggi ancora la diffidenza verso un prodotto che, in buona sostanza, pare cerchi di aggirare i tempi e i modi della natura.

O le ami o le odi. Le piante autofiorenti sono ormai una realtà affermata nel mondo del commercio dei semi di cannabis e, al giorno d'oggi, non esiste seed bank che non abbia almeno una varietà autofiorente nel suo catalogo. Qualche mese fa, proprio su queste pagine, il collega Little Lebowski si chiedeva se quella delle “piante miracolose” – che passano dalla fase vegetativa alla fase di fioritura in funzione dell'età della pianta, anziché in base alla quantità di luce che ricevono – fosse una meteora nel campo della botanica o fosse invece un'innovazione destinata a prendere sempre più piede tra i growers di tutto il mondo. Il tempo e i consumi sembrano dare ragione alla seconda ipotesi, nonostante tra molti serpeggi ancora la diffidenza verso un prodotto che, in buona sostanza, pare cerchi di aggirare i tempi e i modi della natura.

Queste ruderalis potenziate, infatti, necessitano di un tempo molto minore per fiorire rispetto alle cugine indiche e sative: coltivate a partire dal seme, le piante inizieranno a sviluppare cime una volta raggiunte le 3-4 settimane. E non è nemmeno necessario ridurre la quantità di ore di luce che ricevono. In una situazione di outdoor le normali varietà di cannabis sativa e indica possono impiegare sei mesi per arrivare dalla semina al raccolto, mentre in indoor, per il raccolto, possono volerci anche tre mesi. Al contrario, le varietà autofiorenti crescono dal seme e arrivano al raccolto in 8, massimo 10 settimane. Un bel risparmio di tempo, soprattutto per quanti – come gli sfortunati italiani – sono costretti a coltivare in regime di semi-clandestinità o di guerrilla pur di evitare di incappare nelle angherie della Fini-Giovanardi.

Ma cosa significa crescere una pianta di cannabis autofiorente? È davvero quel gioco da ragazzi che ci vogliono far credere oppure, anche in questo caso, il detto “presto e bene non vanno insieme” ha un suo fondamento? Per chiarirci – soprattutto per chiarirmi, a dire il vero – ne abbiamo parlato con A. un grower esperto che da quasi 15 anni si dedica con amorevole cura e una passione spiccatamente bio alla nostra pianta preferita.

Ci racconterà com'è stata la sua esperienza con la Lowrider – che passa direttamente alla fase di fioritura, dopo circa 17/20 giorni a partire dal seme, saltando la fase vegetativa – sia in indoor che in oudoor. Con i suoi 30 cm di altezza questa varietà di cannabis è ad oggi la più piccola e “veloce” pianta esistente. Unica, inoltre, perché non necessità variazioni del fotoperiodo, fiorendo indifferentemente con 24, 16 o 12 ore di luce e maturando in sessanta giorni. Questa innovativa varietà discende da ibridi di ruderalis derivanti dalla “mexican ruderalis”, che le conferiscono le caratteristiche doti di compattezza, e da parenti famosi tra cui William’s Wonder e Northern Lights No.2 Indica, che garantiscono resinosità e potenza. Necessita di poco spazio e di minime dosi di fertilizzanti e, maturando in 8 settimane, permette più di un raccolto a stagione. Un piccolo miracolo insomma. E alla portata di tutti, anche dei grower alle primissime armi.

Ad A. mi premeva chiedere se davvero è tutto oro quello che luccica attorno a questo nuovo prodotto, soprattutto in termini di resa finale, e quali sono le problematiche che riguardano questo tipo di coltivazione. Per capire se il gioco vale davvero la candela, sentiamo dalle sue parole com'è andata.

SSIT: Come grower hai un'esperienza più che decennale. Hai lavorato sia in indoor che in regime di guerrila outdoor. Cosa ti ha spinto a coltivare la varietà autofiorente? Anche tu hai ceduto alla pubblicità?

Guarda io in realtà con le autofiorenti c'ho lavorato due volte. Che poi alla fine io sta cosa non l'ho capita, non è che fai tanto poi prima a farle...

SSIT: Me la servi subito su un piatto d'argento e quindi te lo devo chiedere: se dovessi scegliere, nella diatriba quasi accademica “autofiorenti si/autofiorenti no” tu ti metteresti dalla parte degli entusiasti o degli scettici?

La seconda ma io posso anche sbagliarmi, per carità, soprattutto perché le ho testate in condizioni di forte stress e di quasi abbandono da parte mia. Sai, parlandone con qualcuno era venuta fuori questa cosa che crescevano molto più in fretta rispetto alle altre e ho detto: “proviamo!”. Allora si avvicinava anche l'inverno quindi ho scelto questa varietà, anche perché avevo effettivamente fretta.

SSIT: Andiamo avanti, dicevi che con le autofiorenti ci hai lavorato solo due volte. Raccontaci com'è andato il tuo primo tentativo.

La prima volta l'ho fatta in un sottoscala, al freddo, senza riscaldamento e lì con l'odore l'ho rischiata davvero tanto perché non c'era ventilazione, non c'erano filtri. Una roba molto alla carlona: una lampada nel sottoscala e via. Volevo provare a vedere com'erano queste autofiorenti tanto famose. Erano delle Lowrider White Dwarf o Red Dwarf, non mi ricordo, una cosa del genere.

Avevo messo una lampadina da 400 watt – che non era neanche la mia, era in prestito –, ma alla fine dei conti per raccogliere c'avrò messo 10 giorni in meno rispetto a quelle normali.

SSIT: Insomma tutto sto guadagno di tempo tu non lo hai ravvisato. E per quanto riguarda il prodotto finale invece?

Anche li, io devo dire che è stata comunque meno produttiva rispetto alle piante che cresco di solito. Pianta più piccola e decisamente meno grammi di raccolto.

SSIT: Insomma il primo esperimento, anche se fatto molto alla buona, è stato un po' fallimentare. Almeno il gusto si salvava o era da buttare anche quello?

Ti dirò, non era male alla fine quella lì. Ma non riesco proprio a ricordarmi che varietà era. Era molto agrumata, decisamente buona. Infatti il problema maggiore con quelle piante è stato l'odore. C'era un odore incontrollabile. Non sapevo davvero come fare perché nonostante il posto che avevo scelto era davvero lontano dalla zona di passaggio del palazzo, il profumo si sentiva di brutto. Preso dalla disperazione ho riempito il sottoscala di Arbre Magic, quelli verdi a forma di pino. Ce ne saranno stati una trentina... magari non coprivano ma sicuramente confondevano!  

SSIT: Una scena meravigliosa! Una growroom piena di Arbre Magic è davvero un colpo d'occhio esilarante! 

Cos'era in Seven (NDR. il film di David Fincher del 1995) che c'era la scena col tipo con le cose appese? (Ride) Si comunque adesso ci rido, ma allora credevo davvero di rischiarla grossa. Meno male che è finito tutto bene poi.

SSIT: Invece com'è andata con il secondo tentativo? 

Il secondo approccio è stato outdoor. Le ho fatte in balcone questa estate, ho piantato i semi a inizio agosto calcolando che avrei dovuto raccogliere al massimo tre mesi più tardi, quindi ottobre al massimo. Erano sei semi di Low Lemon Skunk della Dna Genetics femminizzati e anche in questo caso mi ero orientato su un'autofiorente perché il tempo era il fattore primario che mancava.

SSIT: Una curiosità: ma i semi li compri online o preferisci appoggiarti agli smart-shop?

Quasi sempre vado negli smart-shop. Mi trovo meglio. Alla fine sarai anche più “attenzionabile” ma almeno in negozio puoi parlare col commesso, farti consigliare su cosa è meglio. Scambi comunque delle opinioni dal vivo. Comprare su internet è un'azione fredda: scegli, paghi e via.

SSIT: Che tipo di difficoltà hai avuto nel coltivare un'autofiorente in outdoor?

Allora prima di tutto gli acari maledetti. C'era pieno. E poi una muffa bianca che sembrava oidio. Questa soprattutto ha cerato problemi nell'ultimo periodo, quando la mattina la pianta faceva rugiada, perché erano venute su delle piante davvero molto compatte. Quindi toccava controllarla manualmente in continuazione: le foglie compromesse le tagliavo via e le altre le pulivo con cura.

Gli acari invece li vedi sempre dalle foglie perché queste si riempiono di puntini gialli: sono dei ragnetti che in realtà stanno sotto la foglia, che se non li conosci non ti accorgi minimamente che ci sono. E sono davvero infestanti perché hanno una velocità di riproduzione pazzesca. Quando li ho visti ero già pronto a comprare un'arsenale ma alla fine è bastato dell'olio di neem.

SSIT: Giusto, dimenticavo, il biologico prima di tutto!

Ma si dai, obiettivamente fare le piante così è più semplice, più sano e il prodotto finale è decisamente migliore rispetto, per esempio, a quei mostri che vengono fuori con l'idroponica. Poi per uno che ha poca esperienza io consiglio sempre di partire col terriccio biologico. Perché si trova dell'ottimo terriccio anche al supermercato. Certo non è quello da gerani, in sacconi a 7 euro al kilo, costa molto di più... Secondo me così ti togli il pensiero del concimare – dove uno che ha poca esperienza rischia 99 volte su 100 di sbagliare. Su terra buona hai sempre molti meno sbattimenti.

SSIT: Cambiamo registro. Di solito il mio compito per questo giornale è quello di intervistare persone che hanno a che fare con la distribuzione, più che con la produzione perciò la domanda che ti sto per fare è pura deformazione professionale e sei liberissimo di non rispondermi. So che sei di base un autarchico, che coltivi per il gusto di poter fumare qualcosa che hai cresciuto e curato tu stesso ma la mia domanda è questa: ti ha mai accarezzato l'idea di arrotondare vendendo parte della marijuana che producevi? Oppure, nel caso in cui decidessi di metterti dalla parte dei venditori, sarebbe meglio non mettere in giro roba propria?

Ti rispondo tranquillamente e ti dico, le pochissime volte che l'ho fatto, io ho spacciato solo la mia. Ne ho comprata ovviamente per me – anche se è davvero tanto che non ne compro per fumarla – ma mai per rivenderla. Della mia ne ho venduta un po' ma mai roba grossa. Solo una volta ne ho piazzato un etto a uno che conoscevo bene e il resto amici. Una cerchia molto ristretta.

SSIT: Quindi tu non sei uno che è costretto a spacciare?

Beh, in certi casi ho arrotondato. Anzi, mi è stato fondamentale in quei periodi. Certo i periodi in cui dici “me la sfango coltivando dell'erba” non sono periodi felici... per niente!

SSIT: Te lo chiedo perché in questi anni ho sentito delle storie davvero assurde. Persone che devono mettersi a smazzare perché non arrivano alla fine del mese pur avendo un lavoro...

È un rischio che puoi correre solo se il gioco vale la candela. Ti spiego, non è che puoi metterti a fare delle serre per poi vendere la 10 euro o i 50 euro. Se ti calcoli che invece hai il giro per fare mosse più importanti, piazzare delle robe grosse – che magari gliele dai anche in blocco – allora è un'altra cosa. Ma secondo me comunque non vale la pena, perché alla fine ci guadagni comunque meno che non vendendo dei 10-20 euro. Ma non puoi certo coltivare con la gente che ti fa avanti e indietro da casa!

SSIT: Parole sante! Grazie per i tuoi consigli. Ora sta ai lettori trarre le conclusioni dal tuo racconto ma su una cosa direi possiamo convenire: se hai poco tempo a disposizione, l'unica soluzione plausibile è l'autofiorente.

Per forza!

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