Illuminazione e autofiorenti

Soft Secrets
29 Dec 2012

Attualmente molti coltivatori utilizzano varietà con genetica parzialmente ruderalis e quindi autofiorenti.


Come comportarsi con l'illuminazione?

Illuminazione e autofiorenti: come regolarsi? Attualmente molti coltivatori utilizzano varietà con genetica parzialmente ruderalis e quindi autofiorenti. Le piante di questo tipo hanno la prerogativa di entrare in fioritura indipendentemente dal fotoperiodo, hanno un ciclo di vita molto breve e necessitano di molte ore di luce per dare un raccolto appena soddisfacente.

Sul mercato questi strain sono raddoppiati di anno in anno e, a mio modo di vedere, vanno a soddisfare due tipologie di coltivatori: la prima comprende quelli che coltivano con paura delle leggi in vigore nel loro paese e per i quali aspettare un mese in più o in meno fa differenza a livello di tranquillità personale; la seconda tipologia, riguarda quei growers che non hanno pazienza e che forse farebbero meglio a trovarsi un'altra passione.

La pazienza nel growing indoor, è la prima qualità della quale bisogna essere in possesso, io non smetterò mai di ripetere come aspettare 2 settimane in più per raccogliere, possa migliorare incredibilmente quantità e qualità delle cime.

Io non amo molto questi strain – anche se devo dire che ultimamente hanno fatto passi da gigante nella loro ibridazione – e rimango schierato con quei growers che preferiscono varietà “normali” e che vengono fatte vegetare fino a completa maturità sessuale. Ritengo che se in un processo di breeding impieghiamo il 50 % del materiale genetico per garantire la qualità di autofiorente, possiamo selezionare gusto, potenza e resa solo da una palette del 50 %, quindi in buona sostanza sarà più difficile ricercare determinate sfumature dell'high o del sapore.

A parte queste disquisizioni prettamente personali, volevo oggi parlarvi della particolare ratio giorno/notte e del calore della luce che necessitano queste piante. Vorrei partire da un semplice  concetto introduttivo: è la lunghezza delle ore di buio che consente alla pianta di produrre quel particolare enzima che la manda in fase di fioritura, la quantità di luce invece incide sulla produzione dei fiori.

Ciò premesso, se la fase di fioritura non è legata al fotoperiodo e quindi ad una particolare lunghezza della notte, è evidente che le piante autofiorenti devono ricevere più ore di luce possibile per aumentare la loro resa. La domanda nasce spontanea: 24 ore di luce continua è una buona strategia da utilizzare?

Alcuni growers dicono di si, altri dicono no. Dare un'illuminazione continuativa sarà forse la miglior scelta per avere un peso maggiore, forse, però, la pianta potrebbe subire stress di vario tipo e la qualità finale potrebbe risentirne. La fase notturna risulta poi molto importante per alcuni processi del metabolismo della pianta che risulta già di per se particolare a causa della genetica ruderalis.

La prova che più ore di luce influiscano nella maggior produzione di infiorescenze, è data dalla pratica di molti growers che, quando la pianta è entrata in fioritura in maniera decisa (3 o 4 settimane dal set), aumentano le ore di luce a 13 o 14 per avere una resa maggiore. Questa strategia comporta però anche dei tempi più lunghi per giungere a maturazione. Di converso infatti per velocizzare la maturazione, si usa aumentare le ore di buio.

Sono molti i fotoperiodi utilizzati per coltivare le autofiorenti: c'è chi usa il classico della vegetativa, 18:6; chi opta per un 20:4; chi invece per la luce no stop. Giocando con il fotoperiodo si potranno avere risultati sorprendenti: io sono orientato per un fotoperiodo di 20:4 perché per esperienze di amici di amici di amici, si raggiungono i migliori risultati.

Una fase notturna infatti, seppur di breve durata, è fondamentale per garantire alcuni processi della pianta, come quello relativo alla maturazione della resina. Quel che è sicuro è che ad un certo punto della fioritura, potremo diminuire la quantità di ore di luce visto che non vengono più prodotti nuovi fiori ma, più semplicemente, quelli già presenti nella pianta giungono a maturazione ingrossando i loro calici fino alla caduta dei pistilli. Il miglior fotoperiodo probabilmente sarà misto: venti ore di luce per gran parte del ciclo e soltanto quattordici per le ultime due settimane. Altra domanda giusta: quali lampade utilizzare per corretta illuminazione e autofiorenti?

Qui la scelta è quasi del tutto obbligata visto il loro breve ciclo di vita: è caldamente sconsigliato utilizzare lampade a basso consumo come le envirolite; la scelta migliore ricade sulla combinazione Metal halide e High Pressur Sodium (come per tutte le varietà sinceramente) che garantiscono oltre che il giusto spettro luminoso, anche una maggiore resa.

Per quanto concerne la resa dei led non ho avuto esperienze dirette o indirette con questa fonte luminosa, so che ultimamente sul mercato si reperiscono prodotti di ottima fattura che hanno rese molto migliori rispetto alle prime lampade uscite in commercio. Ad ogni modo la scelta della tipologia di lampada rimane del tutto personale, oggi come oggi la scelta sul mercato è vasta, ma io rimango sempre schierato con le HPS: nonostante producano un gran caldo e consumino un sacco di watt, producono un'enorme quantità di luce e sono ancora le migliori per la coltivazione di cannabis.

Attualmente è comparsa anche una nuova tipologia di lampada, la Sulphur Plasma, tipologia che promette emissioni strabilianti di lumen con consumi anche minori delle HPS, tuttavia queste lampade non sono ancora state testate per bene e quindi bisognerà aspettare ancora un po per valutarle.

Qualunque sia la tipologia di lampada che vogliate utilizzare, ricordatevi sempre che se superate la soglia dei 60000 lumen a metro quadro, è consigliabile arricchire l'ambiente con del CO2 aggiuntivo: le piante infatti senza una dose extra di anidride carbonica, non riusciranno ad utilizzare tutti i lumen disponibili.

La quantità di lumen necessari poi, varia da una genetica all'altra: rimane ferma la regola che le sative o i loro incroci a dominanza, richiedono più luce. Per concludere la tematica illuminazione e autofiorenti cari lettori, voglio ricordarvi che a parte la non rilevanza del fotoperiodo, le autofiorenti sono delle piante come tutte le altre e non richiedono particolari attenzioni oltre a quelle che ho già sottolineato. Quindi, se la vostra scelta è coltivare uno strain autofiorente, armatevi di HPS, estrattori e terriccio e coltivate, coltivate, coltivate!

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