Autunno: la stagione del raccolto

Soft Secrets
22 Oct 2021

Ora è il momento di andare a vedere le proprie buche di "guerrilla", il proprio bosco dietro casa, la serra, o ancor meglio il proprio balcone. Dovrebbero essere pronte tante profumate infiorescenze di Canapa! Per chi si affida al sole per avere copiose fioriture è questo il momento di raccogliere ma non ancora di gustare. Se sono le stagioni a scandire il ritmo della nostra coltivazione allora siamo a buon punto. Ora occorre tagliare per portare a casa il prodotto.


Cosa significa e soprattutto come capisco quando una pianta è pronta e quando è al massimo del suo potenziale sia in termini di quantità che di qualità? Premetto che gli utilizzatori di Canapa terapeutica sanno esattamente quando raccogliere perché con l'esperienza hanno imparato quando tagliare per raccogliere la maggior quantità disponibile di principi attivi nella forma chimicamente attiva. Leggevo di un malato, scontento delle autofiorenti a causa del loro scarso contenuto di cannabinoidi interessanti, che si lamentava della loro inutilità (per ora) in quanto fumando non leniva i propri dolori come con le proprie piante selezionate non fotoperiodiche.

La qualità della resina è un fattore di scelta decisivo quando si tratta di tagliare, in generale però chi raccoglie lo fa due giorni dopo la data in cui sembrano pronte, giustamente per avere qualche piccolo fiore in più. Posto che la fretta è cattiva consigliera, se una persona non ha bisogno di Canapa terapeutica può tranquillamente aspettare qualche giorno in più e dare tempo alle piante per finire la loro fioritura. Così eviterebbe la maturazione di morte, pericolosissima per le perdite in campo dovute alla scarsa umidità e per il saporaccio di fieno che passa al prodotto secco.

Una buona pratica seguita da molti coltivatori nel mondo consiste nella corretta scelta della genetica da piantare, non è scontato e purtroppo va ribadito ancora sui giornali di settore affinché sempre più persone capiscano l'importanza di lavorare con ottimi punti di partenza. Cosa significa scegliere la giusta semente? Significa scegliere varietà che, oltre al commerciale effetto sballonissimo e potentissimo, abbiano soprattutto tempi di maturazione compatibili col nostro habitat. Se ad inizio ottobre si corre il rischio di avere grandi nebbie, allora bisognerà giocare furbescamente d'anticipo scegliendo semi di genetiche dalla rapida fioritura, pronte cioè in poche settimane e quindi a fine settembre al massimo. Facendo qualche nome, direi Jamaican Dream di Tony di Eva seeds, una produttrice precoce da soli 50 giorni outdoor di fioritura quindi adatta anche alla Valpadana dove le nebbie ad ottobre sono un' abitudine quanto lo è il caffè la mattina. Un'altra genetica valida contro le muffe dovute all'eccessiva umidità relativa è la Holland Hope, un ceppo molto resistente scelto in Olanda e conservato per via della sua buona adattabilità e rusticità. Un'altra scelta può essere ad esempio l'utilizzo delle prime autofiorenti (quelle che chiamano ora “di prima generazione”) con molta ruderalis nel loro genoma, quindi adatte al clima più fresco in ricordo del loro habitat di origine in Siberia.

Quando la pianta è ricoperta di infiorescenze ben formate si può misurare il suo grado di maturazione osservando con un microscopio 100x i tricomi sparsi sui fiori. E' molto importante non fare confusione tra leggende e realtà: i pistilli non sono indicatori di maturazione della pianta ma del singolo fiore, quando imbruniscono significa che quel fiore è senescente o è stato impollinato, non di certo indicano il grado di maturazione dei cannabinoidi contenuti nei tricomi. Osservando i tricomi con una lente si può intravedere la loro forma di fungoide, se si riesce a vedere il tallo (il gambo) allora quella lente è dell'ingrandimento giusto. Il tallo deve essere ambrato, ma non troppo in quanto l'ossigeno renderà ambrati tutti i tricomi che raccogliamo ancora trasparenti. I tricomi ghiandolari sono dei peli con un bulbo sorretto da un tallo, se sono peli trasparenti allora sono di recente formazione, se invece sono torbidi o ambrati quasi marroncini allora significa che hanno già più tempo rispetto agli analoghi trasparenti.

Il periodo ottimale però non può stare in un libro e non può essere insegnato all'università: l'esperienza acquisita sul campo renderà edotti sul comportamento da tenere trattando le nostre genetiche, tenuto conto che indoor si ha la completa gestione dei parametri ambientali mentre in esterni ci si affida alla natura.

Quando si parla di raccolto ognuno ha la sua storia da raccontare con le sue esperienze e le sue "scoperte". Niente di male se perlomeno ci si limitasse con umiltà a consigliare e non imporre idee e pratiche campate in aria, adatte solo a determinati luoghi con circoscritte condizioni ambientali. Bisogna tenere a mente la prima regola fondamentale dell'agronomia: "La coltivazione deve tenere conto anche dell'ambiente in cui è inserita la coltura; ciò rende inutile ogni tentativo di generalizzazione in campo agrario". A meno quindi di avere le corrette nozioni di Agronomia, Chimica e Fisiologia è impossibile e alquanto sconsigliato fare previsioni sull'andamento di una coltura tanto più se, come abbiamo appena visto, la medesima genetica può comportarsi in maniera differente a seconda dell'ambiente in cui è inserita.

Quando si ha la convinzione di tagliare, perché si è raggiunto il grado di maturazione dei tricomi o per esigenze di limiti di tempo, vi sono due scuole di pensiero. Una – ed è la mia preferita per semplicità e rapidità d'esecuzione – è il taglio totale. Si recide il fusto appena sotto i primi rami, si pulisce la pianta cioè si tagliano le foglie più grandi, mettendole da parte per le eventuali successive estrazioni e la si appende tutta intera per il gambo. Il fatto di appenderla per il gambo permette di raccogliere e tornare in azienda in poco tempo con poco dispendio di energie e spreco di mezzi.  Inoltre le piante asciugano più lentamente grazie alle foglie grandi che avvolgono le infiorescenze, ricordando però che se permangono troppo tempo a contatto danno un odore di fieno e foglie secche quasi castrante ai fini di una fumata degustativa.

Il taglio totale si effettua facendo una media del grado di maturazione dei nostri tricomi: quindi se l'apicale è matura, non lo saranno i rami inferiori che comunque recupereranno durante la fase di asciugatura delle infiorescenze. Le piante seccano in molto più tempo, fino a 25 giorni dal taglio, perché sono intere e protette dalle foglie medie ancora attaccate alla pianta. Lentamente si creano gli equilibri tra sapori secondari e si creano i sapori terziari, tipici dei lunghi mesi di attesa in barattolo di vetro.

Un'altra scuola di pensiero, impraticabile industrialmente o su larga scala, è quella del taglio sequenziale. Il taglio sequenziale è la maniera di raccogliere le piante osservando con meticolosa cura il grado di maturazione di ogni singola formazione floreale (le cime). Il vantaggio evidente di questa pratica è che le cime restano sulla pianta fino a quando sono mature; si tratta perciò di una maturazione in campo delle cime rimaste sulla pianta. I vantaggi sono indiscutibilmente per pazienti ed utilizzatori della Canapa terapeutica visto che pochi giorni di maturazione in più rendono solo la coltura una maniacale maniera di ottenere infiorescenze.
Il sapore ne risente sia positivamente, in quanto le cime vengono essiccate ben pulite dalle foglie, sia negativamente in quanto asciugano troppo velocemente e si ossidano maggiormente. Andrebbe detto per completezza che le cime devono seccare al buio in luogo fresco e leggermente ventilato libero dai forti odori e dagli sbalzi termici, inoltre devono essere appese (o disposte su un graticcio) a breve distanza dal taglio in campo e devono esserci più cime rispetto al volume di ossigeno libero nella scatola d'essiccazione.

Una leggera brezza è preferibile ad un estrattore ad un ventilatore disposto contro le cime. Un ventilatore rischierebbe di far cadere per gli eccessivi scossoni molti cristalli; mentre un estrattore effettuerebbe un ricambio d'aria troppo intenso, dando ai fiori poco sapore.

Uno svantaggio immediato che viene in mente parlando di taglio sequenziale delle infiorescenze è senza dubbio il continuo aprirsi di ferite che in non pochi casi si sono rivelate entrate per patogeni e muffe, anche letali, per il raccolto in vasetto. Sarebbero da cicatrizzare tutte le aperture provocate dal taglio della forbice di chi raccoglie, ma ciò rende solamente ancor più macchinoso e fuori dal normale questo metodo di raccolta con taglio sequenziale.

Le foglie sono una parte importantissima di questo procedimento, senza dimenticare l'ottimo battuto che si estrae dagli scarti di produzione. Con le foglie si possono ottenere battuti secchi, estrazioni a bassa temperatura ed estrazioni tramite l'ausilio di un solvente. Le foglie rimaste attaccate alla pianta dopo il taglio, quindi quelle più piccole, svolgono la secondaria funzione di copertina igrometrica, cioè lasciano evaporare l'acqua molto più lentamente rispetto ad una cima senza foglie. Il sapore ne risentirà, soprattutto durante gli autunni caldi e secchi. Dopo massimo un mese sono pronte per venir pulite dai rami grossi, dalle foglie inutili ed archiviate ad affinare in vasetto. Vi sono numerose varianti di pratica, questa è la più comoda e redditizia secondo me.

Quando i rami più piccoli si spezzano e quelli medi sono morbidi, allora possiamo passare alla successiva fase di almeno due mesi in vasetto, tenendo conto che è inutile affinare le erbe troppo secche. Piuttosto è meglio mettere a conciare un'erba leggermente troppo umida che una troppo secca, dal sapore pessimo. Dobbiamo sempre ricordare quanto migliori un'erba minimamente umida rispetto allo scarso miglioramento di un'erba secca pronta da impastare.

Inoltre ogni buon coltivatore sa benissimo che l'erba nei vasetti va osservata regolarmente per la prima settimana: se l'erba ammuffisce, perché è stata archiviata troppo umida, la colpa è solo di chi l'ha sigillata senza rendersi conto della sua umidità interna  ma soprattutto perché non ha saputo osservare i cambiamenti in atto nella prima settimana. Un coltivatore sa bene cosa significhi e quanta importanza riveste l'osservazione.

Prima di terminare, voglio dare dei consigli pratici a chi raccoglie in "guerrilla". Prima di tutto servono tanti sacchi neri del pattume per occultare i rami e le foglie derivanti dalla prima cimatura in campo. In "guerrilla" si tende a non tagliare le piante interamente per non avere problemi logistici durante un'eventuale fuga attraverso i boschi. Secondo, ricordatevi le forbici e la bussola per sapere esattamente da che lato occultare i rifiuti evitando così di attrarre sguardi e pettegolezzi indiscreti. Infine, se possibile, interrate gli stocchi impedendo di fatto la localizzazione del "campo" o del sito e riempite lo spazio con residui di potature di piante presenti in luogo. Raccogliete infine ogni fogliolina dimenticata in giro altrimenti, come Pollicino, arriverà qualcuno a trovarvi sui sentieri del bosco.

In conclusione lascio i miei più sentiti auguri a tutti coloro che leggendo quest'articolo sono nella situazione di raccogliere. L'onestà verso i propri prodotti, la ricerca del gusto nuovo e l'approfondimento delle conoscenze devono essere la forza che spinge e motiva ogni coltivazione.

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