Alla ricerca della fumata perfetta

Soft Secrets
17 Sep 2012

Qualche mese fa, quando ancora si indossavano indumenti contro il freddo, incontrai Chimera ad una fiera della Cannabis in Spagna. Ebbi per fortuna la possibilità di intervistarlo a riguardo del suo lavoro di genetista e grazie ad una sua frase ho avuto l'ispirazione per questo articolo. Alla mia domanda sulle sue scelte varietali ottenni questa risposta: "Io scelgo gli esemplari più buoni e conservo solo i figli più buoni".


Qualche mese fa, quando ancora si indossavano indumenti contro il freddo, incontrai Chimera ad una fiera della Cannabis in Spagna. Ebbi per fortuna la possibilità di intervistarlo a riguardo del suo lavoro di genetista e grazie ad una sua frase ho avuto l'ispirazione per questo articolo. Alla mia domanda sulle sue scelte varietali ottenni questa risposta: "Io scelgo gli esemplari più buoni e conservo solo i figli più buoni".

Qualche mese fa, quando ancora si indossavano indumenti contro il freddo, incontrai Chimera ad una fiera della Cannabis in Spagna. Ebbi per fortuna la possibilità di intervistarlo a riguardo del suo lavoro di genetista e grazie ad una sua frase ho avuto l’ispirazione per questo articolo. Alla mia domanda sulle sue scelte varietali ottenni questa risposta: “Io scelgo gli esemplari più buoni e conservo solo i figli più buoni”.

La risposta inizialmente non mi diede così tanto da pensare finché recentemente mi sono reso conto dell’importanza della selezione genetica artificiale effettuata solo per i sapori.

Nel panorama cannabico abbiamo oltre 4000 varietà da catalogo su seedfinder.eu e possiamo assumere che siano state sviluppate per differenti motivi, dividendole così in quattro gruppi. Il primo grande gruppo sono le varietà ricercate per l’uso medicinale, cioè varietà selezionate per il loro alto contenuto di cannabinoidi. Il secondo grande gruppo sono le varietà commerciali, cioè quelle cultivar molto produttive in differenti condizioni indoor o magari con una particolare resistenza indotta. Il terzo gruppo sono le varietà ottenute per caso e selezionate da ottimi coltivatori lungimiranti. Mentre il quarto gruppo, e sto parlando della maggioranza delle genetiche conosciute, comprende tutti gli esemplari scelti a gusto. Purtroppo non è molto pubblicizzato l’utilizzo ludico e ancora meno si parla scientifico-tecnicamente di coltivazione a fini degustativi.

Ma il mondo è pieno di fumatori che di gusto fumano ogni giorno la Canapa e senza troppe informazioni sono costretti alla letteratura di infima qualità dei forum online. Per capirci: come fanno due degustatori a confrontare i sapori che sentono se non c’è standardizzazione?
Bisogna innanzitutto distinguere l’odore della sostanza secca dal gusto della fumata che ogni singola erba presenta. Posto che la continuità naso-bocca è rarissima ma indice di altissima qualità, posso solo augurarmi di trovare sempre più spesso delle buone biologiche uguali al naso e al palato. L’annusata classificatrice propongo sia effettuata così:

Una prima annusata volta a sentire i sapori più dolci e pungenti va effettuata spezzando il campione d’erba. Questa prima annusata la chiameremo “corta” per via della sua modalità d’esecuzione: una breve annusata affinché l’odore salga ma non penetri a fondo nel naso.

Poi effettuiamo una seconda annusata, più lunga della prima e da qui il suo nome “lunga”, a riempire il naso di profumi misti che sono il vero corpo del nostro prodotto. L’importante è non inspirare troppo, né troppo poco, e soprattutto bisogna assolutamente evitare di ripetere troppe volte di seguito il procedimento.

La terza annusata è quella più importante perché, se le prime due ci hanno dato informazioni sulla freschezza del prodotto e ci hanno fatto conoscere il corpo del bouquet di profumi, la terza ci fa capire esattamente cosa c’è dietro. La terza annusata, chiamata “lunghissima”, segue le prime due ed è una saturazione dei recettori del naso, una assuefazione indotta al profumo affinché rimangano solo i sapori di fondo che sono indicatori della conservazione e della genuinità  della sostanza vegetale. Non appena il naso è assuefatto, rimane solo l’odore di fieno o il profumo di una buona stagionatura in vasetto.

Alla corretta annusata deve seguire una corretta fumata, non starò qui a ricordare come assumere tramite combustione di qualità la Canapa, esiste però una maniera di analizzare il gusto alla bocca.

Un esperto fumatore ad Amsterdam, durante una fiera, mi propose di degustare la fumata secondo uno schema circolare tra bocca, lingua e palato. La lingua è la base, il palato è la sommità e ai lati si chiude il cerchio con l’interno delle guance e il fondo della gola. Il sapore quindi classifica l’erba a seconda di dove entra nel cerchio della bocca. Questa interpretazione è un buon metodo per approfondire la conoscenza della propria fumata e classificare oggettivamente, senza l’uso del gascromatografo, le erbe. Una Afghan sarà penetrante e balsamica al naso, la fumata in bocca è un cuneo sul palato, colpisce su in alto e poi riempie la bocca molto lentamente solo dopo diversi tiri. La New York City Diesel, fenotipo mandarina (non me ne vogliano i più esperti), alla fumata è un concerto laterale di sapore limone e arancia con una fortissima nota agrumata nel naso a completare una base dolce ben affermata in tutta la bocca.

Dopo tutto questo discorso su degustazione e su selezione genetica, cosa può fare quindi un fumatore ludico per concedersi momenti di lussuosa gioia? O coltivare, vedi Soft Secrets Italia numero 4/2011 a pagina 9, oppure affinare, vedi Soft Secrets Italia numero 6/2011 a pagina 12. Ma quali varietà scegliere? Quali genetiche di sicuro mi daranno un prodotto indubbiamente di qualità per via dell’alto contenuto di svariati oli essenziali e terpenoidi? Le migliori sono le più ricche di terpenoidi e sono ad esempio la S.A.G.E. o la Dieseltonic o la Northern Light o la Ed Rosenthal Super Bud o la Blue Cheese e vanno esclusivamente coltivate secondo la scuola biologica così da permetterne uno sviluppo omogeneo del corpo. Come sviluppo omogeneo intendo senza picchi di sapore anormali e senza evidenti segnali di errori metabolici di crescita. Spesso capita di incontrare erbe dal sapore strano, cioè troppo marcatamente presente nel palato ma di un solo sapore o di massimo due o tre diversi, sintomo di una scorretta crescita o di una crescita sfasata dall’utilizzo di una concimazione minerale eccessiva.

La conclusione di quest’articolo vuol’essere uno sprono di onestà intellettuale per tutti coloro che una volta nella vita hanno desiderato un sapore preciso in bocca, un sentore nel naso particolare o quel preciso saporino tra palato e lingua. La scelta genetica è la maggior parte del lavoro, il resto sta nella corretta interpretazione del prodotto che abbiamo.

Al prossimo numero, speranzoso di ritrovarvi degustanti. Buone colture!

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