Farsi la scorta non è reato!

Soft Secrets
12 Sep 2012

Uno sciatore assolto per avere con sè la scorta per le vacanze!


Uno sciatore assolto per avere con sè la scorta per le vacanze!

Chi fa una scorta di hashish, di cui e' abituale consumatore, al momento di andare in vacanza, non va incontro a una condanna per detenzione illecita di stupefacenti: in questo caso, infatti, non assume particolare rilievo il fatto che le dosi possedute siano di gran lunga superiori a quelle compatibili con le soglie dell'uso personale. E' quanto si evince da una sentenza della quarta sezione penale della Cassazione che ha annullato senza rinvio "perche' il fatto non sussiste" la condanna inflitta a un trentottenne dalla Corte d'Appello di Bolzano per detenzione illecita di hashish.

L'uomo era stato sorpreso con un'ingente quantita' di droga, in grado di consentire il confezionamento di 161 dosi medie. La Suprema Corte (sentenza n.34758 depositata oggi) ha ritenuto fondato il ricorso dell'imputato, nel quale si evidenziava che i giudici del merito si erano limitati a "valorizzare negativamente il solo dato quantitativo" senza considerare il contesto complessivo della vicenda e il fatto che l'uomo era stato sorpreso mentre si preparava uno spinello in alta montagna in divisa da sci, poiche' si trovava da solo, in settimana bianca.

"Il mero superamento dei limiti quantitativi stabiliti nel decreto ministeriale - spiegano i giudici della cassazione - non puo' fondare la presunzione assoluta della destinazione illecita, giacche', pur in presenza di date quantita' superiori ai limiti quantitativi massimi stabiliti dal decreto ministeriale, l'ipotesi della destinazione ad un uso non esclusivamente personale ben puo' essere smentita, ad esempio, sulla base di altre circostanze dell'azione, tra le quali rientrano anche l'eventuale stato di tossicodipendenza o anche solo l'uso abituale di droga". Nel caso in esame, conclude la Suprema Corte, "i giudici del merito non hanno in alcun modo valutato il contesto oggettivo e soggettivo della vicenda, arrivando a pervenire alla condanna solo attraverso una considerazione presuntiva assoluta di un dato, appunto quantitativo, inidoneo a giustificare al di la' di ogni ragionevole dubbio il giudizio sulla destinazione illecita".

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