Mamma ho l'hobby del computer

Soft Secrets
24 May 2012

Navigando su internet alla ricerca della lista degli stand presenti alla prossima Spannabis fair di Barcellona ho letto un report di coltivazione di un esperto micro-grower. Alla curiosità iniziale tipica per queste coltivazioni in "miniatura" è seguito un forte interesse quando ho notato la passione con cui ogni dettaglio tecnico è curato. Leggendo altri threads di questo ragazzo appassionato, mi sono reso conto della difficoltà e del livello di studio necessari per produrre quegli esemplari in foto che, personalmente, mi danno una sensazione simile a quella che provo ogni volta che mi capita di vedere un bonsai coi miei occhi. Il micro-growing è un mondo a parte nel panorama cannabico mondiale, è un filone di pensiero presente da anni e i growers che praticano la micro-coltivazione sono mediamente più esperti del coltivatore medio, sia per la maggior difficoltà sia per l'evidente fine hobbistico. I forum su internet più autorevoli, ovviamente e giustamente, dedicano una sezione solo ai praticanti la micro-coltivazione e i lettori abbondano.


Navigando su internet alla ricerca della lista degli stand presenti alla prossima Spannabis fair di Barcellona ho letto un report di coltivazione di un esperto micro-grower. Alla curiosità iniziale tipica per queste coltivazioni in "miniatura" è seguito un forte interesse quando ho notato la passione con cui ogni dettaglio tecnico è curato. Leggendo altri threads di questo ragazzo appassionato, mi sono reso conto della difficoltà e del livello di studio necessari per produrre quegli esemplari in foto che, personalmente, mi danno una sensazione simile a quella che provo ogni volta che mi capita di vedere un bonsai coi miei occhi.

Il micro-growing è un mondo a parte nel panorama cannabico mondiale, è un filone di pensiero presente da anni e i growers che praticano la micro-coltivazione sono mediamente più esperti del coltivatore medio, sia per la maggior difficoltà sia per l'evidente fine hobbistico. I forum su internet più autorevoli, ovviamente e giustamente, dedicano una sezione solo ai praticanti la micro-coltivazione e i lettori abbondano.

Navigando su internet alla ricerca della lista degli stand presenti alla prossima Spannabis fair di Barcellona ho letto un report di coltivazione di un esperto micro-grower. Alla curiosità iniziale tipica per queste coltivazioni in “miniatura” è seguito un forte interesse quando ho notato la passione con cui ogni dettaglio tecnico è curato. Leggendo altri threads di questo ragazzo appassionato, mi sono reso conto della difficoltà e del livello di studio necessari per produrre quegli esemplari in foto che, personalmente, mi danno una sensazione simile a quella che provo ogni volta che mi capita di vedere un bonsai coi miei occhi.

Il micro-growing è un mondo a parte nel panorama cannabico mondiale, è un filone di pensiero presente da anni e i growers che praticano la micro-coltivazione sono mediamente più esperti del coltivatore medio, sia per la maggior difficoltà sia per l’evidente fine hobbistico. I forum su internet più autorevoli, ovviamente e giustamente, dedicano una sezione solo ai praticanti la micro-coltivazione e i lettori abbondano.

Vediamo di inquadrare questo fenomeno. Se una prima scrematura tra i growers è tra i coltivatori commerciali e i coltivatori diretti allora stiamo parlando di esperti ricercatori della qualità e nemici forzati del commerciale: il micro-growing non è adatto alla coltivazione commerciale in quanto è figlio dell’esigenza di occultare la propria produzione d’erba in un comodino o in un vecchio pc-case quindi è dedicato a chi vuole una produzione ad uso strettamente personale (devi proprio fumare poco) nascosta in maniera perfetta sotto la scrivania lontano dalla fidanzata/moglie/sorella/madre/gatta. Si può coltivare in un comodino di trenta centimetri per quaranta centimetri alto cinquanta centimetri. Con un filtro minuscolo, eventualmente artigianale, attaccato in serie lungo un tubicino che arriva da una ventolina elettrica messa prima di questo minuscolo cooltube e via con una 70 Watt HPS verso un piccolo scr.o.g. di cimotti. Si può coltivare in un pc-case, come fanno in Nord America da tanto tempo, con una lampadina a risparmio energetico a luce calda tipo quelle che si trovano al supermercato puntata su una pianta legata in diagonale che a fine fioritura sarà una scala di cimotti tutti verso la luce. Addirittura si trovano i growers nei negozi d’informatica a cercare ventoline per raffreddare i pc che facciano un rumore di pochi decibel per poter dormire con la grow accesa in camera: chi può immaginare che quel vecchio computer in realtà è un grow-box in cui ogni dettaglio è studiato con la massima cura ed attenzione?

Ogni variabile è calcolata alla precisione, è difficile portare a fioritura una pianta in uno spazio minuscolo dove ogni sera bisogna intervenire per legare ed indirizzare la pianta a riempire lo spazio, senza soffocarsi e senza intralciare la luce, senza riempirsi di muffa e soprattutto nella massima salubrità. Con la comparsa dei led si è inoltre aperto un nuovo mondo per i coltivatori in micro, finalmente non serve più raffreddare la sorgente di luce e si guadagna molto più spazio con l’utilizzo delle piastre fredde di led: economici e ad alta resa in uno spazio di veramente pochi centimetri cubi d’aria.

Tendenzialmente si parte con un clone per via della certezza sessuale e delle dimensioni ridotte di partenza in un vaso da tre o cinque litri di terra, con un seme è più difficile rimanere in tali piccole dimensioni. La vegetativa è ovviamente breve sino a quando la pianta ha la conformazione desiderata di riempimento della superficie illuminata. Gli shock ormonali indotti tipo super maltrattamenti si rivelano inutili in questa fase. Se si vuole ottenere un prodotto differente si possono schiacciare i vasi tra pollice ed indice il primo giorno di fioritura, non vanno rotti i rami né la cima apicale deve ritrovarsi penzolante. Poca forza ma tanta energia.

Ogni spazio in cui è impossibile coltivare regolarmente per via dello spazio e delle dimensioni minime e della resa attesa correlata agli sbattimenti aspettati dal grower si può pensare al micro-growing. In certi spazi o in certi contesti, per un coltivatore esperto, è più conveniente creare uno SCReen Of Green ottimizzato che affidarsi al rifornimento illegale.

Se dovessi consigliare questa pratica, di certo, non ne parlerei con un principiante per non dover affidare tutte le sue speranze ad una pianta sola bisognosa di cure ed attenzioni, forse più che le piante cresciute normalmente. E’ semplice coltivare ed è ancora più facile con tre esemplari, ma con una pianta cresciuta da clone con un alto fabbisogno di controlli e di rapidità d’esecuzione è un coltivare per professionisti della biologia.

Quando, tornando a casa, vedo gli alianti radiocomandati volare nel cielo della campagna comandati da ex piloti ormai ottuagenari penso ai ricordi che possono avere di quando loro approfittavano in prima persona delle termiche e soprattutto dei venti d’alta quota per guadagnare tempo sulle loro rotte e mi commuove pensare a quanta passione tramandano quegli aeromodelli radiocomandati costruiti da loro, uomini esperti. Ugualmente oltre che una sfida per esperti è anche un’arte. Un bonsai è anch’esso un’opera d’arte perché è la manifestazione di come l’uomo gioca con la natura in una maniera biologica ma fortemente artificiale a dare l’unione di perfezione biotica e di gusto estetico.

Il micro-growing della Canapa non è emulazione delle coltivazioni di dimensioni maggiori ma è la pratica artistica dell’autoproduzione il più tecnica possibile, tramite l’utilizzo delle conoscenze di coltivazione indoor applicate in piccolo grazie all’evoluzione scientifica e tecnologica compiuta dall’uomo.
Oltre che conoscenza serve anche passione, proprio la passione ha guidato i primi sperimentatori verso setup ora abbastanza diffusi. Numerosi growers si costruiscono micro riflettori e growbox artigianali con filtri anti odore artigianali ed estrattori improbabili ma pubblicano report con foto e piani di costruzione. Su internet abbondano le élite di esperti creatori di opere d’arte chiaramente maledette: non si possono mostrare al pubblico e hanno una vita breve. Le erbacee non sono arboree, purtroppo.

Un altro punto in più per la cultura cannabica!

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