Coltivatori di tutto il mondo: uniamoci!

Soft Secrets
27 Jan 2012

Come un' intervista ad un urban-grower diventa la storia di una generazione di fumatori e coltivatori, cresciuti nell'era del proibizionismo.


Come un' intervista ad un urban-grower diventa la storia di una generazione di fumatori e coltivatori, cresciuti nell'era del proibizionismo .

Una confessione. Una memoria. Un manifesto. Come un' intervista ad un urban-grower diventa la storia di una generazione di fumatori e coltivatori, cresciuti nell'era del proibizionismo . Una storia che potrebbe essere di chiunque e delle riflessioni che possono essere condivise da tutti. Non è il trionfo della banalità, ma il racconto della realtà.

Ho iniziato a fumare nei primi anni duemila, intorno ai quattordici anni. Con gli amici. A casa di qualcuno, in giro, o a qualche concerto. Di solito si prendeva da fumare tramite qualche fratello più grande, o da chi aveva il contatto a scuola. Principalmente si trovava fumo, un buon cioccolato o polline. L'erba era una rarità.

Passai inesorabilmente dalle prime fumate: solo il sabato sera; a quelle quotidiane: dalla mattina a scuola, alla sera prima di dormire. Fino ad arrivare al punto di non riuscire più a ricordare l'ultimo giorno in cui non avevo fumato una canna.

Sono ormai dieci anni che fumo, ma fino a pochi anni fa non sapevo nemmeno lontanamente come fosse una pianta di marijuana. Sì, avevo visto molte foto e video, o sentito qualche canzone. Ma non ne avevo mai vista una dal vivo, in foglie e cime.

Quando vidi per la prima volta una pianta di canapa "live", fu un dèjà vu e una sorpresa allo stesso tempo. Come quando leggi qualcosa che già sai nel tuo inconscio, e una volta svelato esclami: "Ma certo! È naturale che sia così". Vidi quella pianta e pensai che era proprio così che doveva essere la cima prima che seccasse. E che quel modo simmetrico e perfetto di crescere si addiceva a meraviglia alla pianta che produce il fiore più bello che esista. Me ne innamorai, se possibile, più di quanto non ne fossi prima. Iniziò a maturare in me la voglia di coltivarla. E appena si presentò l'occasione, la colsi. O per meglio dire: la piantai! Indoor naturalmente.

Finite le superiori approdai all'università. Un porto franco dove poter vivere per la prima volta l'esperienza di gestire una casa "propria". Decisi di sfruttare fino a fondo questa nuova condizione.
All'inizio incontrai mille problemi. Compra i semi. Prima scegli i semi. Quindi studia le razze. Semi auto-fiorenti o regolari? Terra o idroponica? Quanto costa la lampada? Ma conviene risparmiare sulla lampada? E sui fertilizzanti? Alcuni contengono ormoni della crescita. Forse è meglio usare quelli biologici. E la terra quanto costa? E i vasi? Speriamo di fare un buon raccolto...

I primi cicli furono quasi deludenti. L'inesperienza regnava sovrana e influiva negativamente in molte delle decisioni che prendevo. Poi leggendo, guardando video ma soprattutto parlando con altri coltivatori, ho iniziato ad acquisire una conoscenza sufficiente per arrivare a dei buoni raccolti.
Inizialmente cominciai con la coltivazione in terra, perché la ritenevo più naturale. Usavo semi femminilizzati e/o auto-fiorenti. Pian piano iniziai ad usare solo semi regolari. Capii che erano migliori: sviluppavano delle piante molto più sane e forti rispetto alle auto-fiorenti.
Ora ho un impianto idroponico con semi regolari e un sistema di talee, per ottimizzare il raccolto e non rimanere mai a secco di ganja.

Parecchie volte, nei momenti di sconforto (ebbene sì, ci sono), mi sono chiesto se ne valesse la pena. I costi iniziali sono abbastanza alti per le tasche di uno studente. Come le successive spese per la manutenzione dell'impianto, per i prodotti, per l'energia elettrica. Anche il tempo che si "perde" dietro alle piante è da contare. Lo avrei potuto utilizzare ad esempio per studiare, e laurearmi in tempo.
Ma la paura più grande è quella di sentir suonare il campanello alle sei di domenica mattina. Di dover aprire alla polizia, di finire dentro, di doverlo dire ai genitori. Poi la trafila giudiziaria: l'avvocato, l'assistente sociale, il giudice, la sentenza, la multa, il ricorso e così via verso l'inferno.

Perché farlo allora? Come in ogni attività umana, quando inizi a fare qualcosa che ti piace, non finisci mai di capire che non ne sai mai abbastanza. E che vuoi migliorarti, accrescere la tua esperienza, la tua "bravura".
Inoltre, ma come principale motivazione: a me piace fumare. E comunque, fumare la propria erba è meglio che comprarla da qualcuno, e in fin dei conti costa meno. Credo che fumare faccia più bene che male. E che quel poco di male, di sicuro non lo fa a chi decide di non fumare.
Coltivo perché fumare la propria erba è come mangiare i propri pomodori. Coltivare, è una delle esperienze più intense nell'ormai più che sfaldato rapporto che l'uomo ha con la natura.
Fumare la propria erba è il godimento di un diritto naturale.

L'osservazione del mondo che mi circonda, tramite lo spirito critico che con la mia benché minima cultura sono riuscito a sviluppare, mi porta a pensare che sia meno immorale coltivare la canapa (quindi infrangere una legge, a mio avviso ingiusta) che alimentare il circuito dello spaccio delle organizzazioni criminali.

Legalizzare la coltivazione della canapa in Italia e nel resto del mondo, sarebbe la soluzione più auspicabile. Porterebbe dei benefici in ogni ambito della nostra vita.
Per chi fuma potrebbe finire l'incubo delle manette, lo sbattimento dello spacciatore, o l'ansia di avere le piante in casa. In generale, per tutti, ci sarebbero solo dei benefici. In campo medico, alimentare, energetico, e via all'infinito. A perderci sarebbero solo mafia, camorra, 'ndrangheta e compagnia bella.
Regolarizzando il mercato delle droghe leggere tramite un sistema libero di produzione e vendita, lo Stato, potrebbe incassare tantissimi soldi di tasse ogni anno. E ridistribuirli nel settore sanitario, in quello scolastico, o in quello del lavoro ad esempio.

L'utilizzo della canapa a livello mondiale per la produzione di energia, porterebbe ad un abbassamento del costo delle altre fonti energetiche, ad un minor ricorso alla guerra per controllarle, e di conseguenza una maggiore libertà!

Questo lo sappiamo tutti, è vero. Però, non succede mai nulla di nuovo. I governi, il vaticano, la mafia, le case farmaceutiche. Sono tutti contro. E allora cosa fare?

Coltivare è un atto di disobbedienza civile, è uno dei semi della rivoluzione, nell'Italia di oggi. Per questo coltivo: per avere la possibilità in futuro di poterlo fare alla luce del sole. Stavolta nel mio giardino. Outdoor!

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