La panacea di tutti i mali

Soft Secrets
04 Mar 2011

La cannabis è un ottimo antiemetico, è in grado cioè di prevenire e diminuire il disagio provocato da nausea e vomito. L'ultimo studio a riguardo è stato svolto nel 2010 dagli scienziati dell'Università di Monaco di Baviera, sulla cinetosi: mal d'auto, d'aereo e mare. La marijuana, anche in questo caso, è risultata più efficace dei farmaci convenzionali.


La cannabis è un ottimo antiemetico, è in grado cioè di prevenire e diminuire il disagio provocato da nausea e vomito. L'ultimo studio a riguardo è stato svolto nel 2010 dagli scienziati dell'Università di Monaco di Baviera, sulla cinetosi: mal d'auto, d'aereo e mare. La marijuana, anche in questo caso, è risultata più efficace dei farmaci convenzionali.

 

La cannabis è un ottimo antiemetico, è in grado cioè di prevenire e diminuire il disagio provocato da nausea e vomito. L'ultimo studio a riguardo è stato svolto nel 2010 dagli scienziati dell'Università di Monaco di Baviera, sulla cinetosi: mal d'auto, d'aereo e mare. La marijuana, anche in questo caso, è risultata più efficace dei farmaci convenzionali.
Questa caratteristica la rende un'ottima medicina per i pazienti in cura con la chemioterapia, un trattamento che solo in Italia riguarda ogni anno 300 mila persone. I farmaci comunemente usati in chemioterapia generano vari effetti collaterali tra cui nausea, vomito e inappetenza, originando un irregolare apporto di cibo che debilita ulteriormente il paziente. L'effetto antiemetico della marijuana è dovuto alla stimolazione del recettore della cannabis CB1 presente nelle aree del cervello deputate al controllo del vomito. Inoltre, come sostengono gli inascoltati consumatori e gli scienziati, la cannabis è anche un eccellente stimolante dell'appetito, efficace e privo di effetti collaterali sul sistema nervoso, in grado di riequilibrare il rapporto del paziente con il cibo.

Da più di vent'anni, in Gran Bretagna, Belgio, Canada, Germania, Israele, Olanda, Svizzera e Sud Africa, per la cura della nausea e del vomito in chemioterapia e per l'anoressia nell'AIDS, sono commercializzati il Marinol e il Nabilone, cannabinoidi sintetici analoghi al THC, assunti in forma di in pillola. I due farmaci possono essere importati anche in Italia in base alla procedura prevista dal D.M. 11-2-1997 (importazione di specialità medicinali registrate all'estero), così come i fiori di marijuana dalle farmacie olandesi.

Il Nabilone e il Marinol vengono assunti in compresse per via orale e sono assimilati molto lentamente, in quanto i principi attivi vengono filtrati dal fegato. Nonostante i farmaci contengano elevati contenuti di THC, spesso non rispondono alle esigenze d'effetto immediato determinate dal caso.

Molti pazienti testimoniano infatti una maggior efficacia della cannabis naturale inalata, il cui effetto è quasi immediato e risponde meglio alle esigenze urgenti. Se il paziente ha vomito e nausea ovviamente non può aspettare decine di minuti perchè la medicina faccia effetto. Le infiorescenze di cannabis contengono inoltre numerosi altri principi attivi, tra cui il cannabidiolo (CBD), un cannabinoide non psicotropo, in grado di modulare gli effetti del THC, limitando gli effetti collaterali e prolungandone l'azione.

L'efficacia della cannabis contro i dolori della chemioterapia è testimoniata, studiata e in alcuni casi, pure illegalmente accettata. Scene come quelle del film "Tutta la vita davanti", di Paolo Virzì, in cui la madre della protagonista, sottoposta alla chemioterapia, si cura con le canne, sia a casa che in ospedale, si verificano quotidianamente anche sul nostro territorio. E' necessario quindi regolamentare l'argomento, ma la politica, per ignoranza e per difendere gli interessi delle mafie, risulta distante dai veri problemi della popolazione e dalla scienza, una disciplina vista come mero atto teorico e mai come una reale fonte d'indagine.

Alle evidenze incontrovertibili del trattamento dei pazienti in chemioterapia si aggiungono recenti studi che vanno oltre, testimoniando l'inibizione di diversi tumori da parte della cannabis. Studiosi di tutto il mondo, dall'America all'Inghilterra, dalla Thailandia alla Nuova Zelanda, concordano sull'efficacia dei cannabinoidi nella distruzione di alcune cellule cancerogene maligne, senza danneggiare quelle sane e nella riduzione nella crescita di nuove forme tumorali.

La cannabis, contrariamente al tabacco, anche se inalata per anni, non aumenta il rischio di tumore al polmone, alla bocca, alla testa, al collo e all'esofago (Donald Taskin, Università della California, 2006). Lo studio prendeva in analisi campioni di fumatori di cannabis accaniti (che avevano fumato più di 22mila spinelli), moderati (tra gli 11mila e 22mila spinelli) e non consumatori, scagionando la marijuana dall'influenza sulle probabilità di sviluppare neoplasie agli organi.

Mentre il tabacco e alcol sono i principali imputati nella generazione del cancro alla bocca, una patologia che solo in Italia registra ogni anno 4.500 casi e 3.000 decessi, la marijuana è un'ottima cura per questa patologia e le cellule tumorali del cancro orale umano sono molto resistenti ai farmaci convenzionali. La conferma arriva da recenti studi pubblicati sulla rivista Pharmacology e svolti dai ricercatori della State University di New York e della Upstate Medical University di Syracuse, secondo i quali i cannabinoidi della marijuana inibiscono la respirazione cellulare e la crescita tumorale in cellule umane di cancro orale.

Diversi studiosi di fama mondiale concordano nell'affermare che le proprietà dei cannabinoidi sul tumore possono essere così riassunte: antiproliferanti (previene la riproduzione delle cellule cancerogene), antiangiogenesi (i cannabinoidi impediscono al tumore di sviluppare nuovi vasi capillari che aiutino il tumore a crescere), antimetastatici (previene la diffusione del cancro a altri organi), apoptotici (inducono le cellule cancerogene a cercare la propria morte senza disturbare le cellule sane).

“Rallentare, ridurre, uccidere sono le azioni che i 421 principi attivi trovati nella cannabis compiono in molti casi sulle forme tumorali

Da un'attenta analisi al microscopio si può notare come la marijuana si metta letteralmente alla ricerca delle cellule cancerogene, uccidendole selettivamente. La capacità dei cannabinoidi di distruggere le cellule malate proteggendo quelle sane è molto importante per il tumore al cervello. I cannabinoidi riescono a penetrare la barriera sangue-cervello - posta per impedire che delle impurità possano arrivare all'encefalo - ed entrano direttamente nelle cellule cancerogene. In questo caso, il consiglio non è comunque quello di inalare marijuana perché sarebbe impossibile raggiungere il livello di cannabidiolo necessario.

Secondo i ricercatori della St.George University in Inghilterra, il THC ha il potere di indebolire le cellule tumorali, in particolare quelle del cancro al polmone, al cervello e della leucemia. Il cannabidiolo (CBD), invece, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Molecular Cancer Therapeutics e svolto in California dalla Pacific Medical Center Research Institute, potrebbe essere in grado di bloccare la metastasi nel cancro al seno.

Per quanto riguarda i rapporti tra cannabis e tumore, sono da ricordare gli studi dello scorso anno effettuati dalla Brown University di Providence, Rhode Island, secondo i quali un uso moderato della cannabis è associato a una riduzione di rischi di tumori alle cellule squamose della testa e del collo.
Un paio di anni fa, invece, la rivista Cancer Research ha rivelato che la cannabis inibisce moltissimi tumori tra cui quello alla testa, alla prostata, al seno, al polmone, alla pelle e al pancreas.

“L'aumento dei casi di tumore potrebbe essere anche stato determinato dalla scomparsa della canapa e dei suoi derivati dall'alimentazione, dalla cosmesi e dalla medicina ufficiale

Il sistema endocannabinoide presente all'interno di ogni essere umano, se stimolato con cannabinoidi, ha un effetto antitumorale che induce le cellule maligne a suicidarsi.
La cannabis e i suoi principi attivi non sono quindi un semplice anti-nausea nella chemioterapia, ma pure una buona medicina preventiva. Rallentare, ridurre, uccidere sono le azioni che i 421 principi attivi trovati nella cannabis compiono in molti casi sulle forme tumorali. Queste capacità antitumorali, ottenibili a dosi relativamente basse, la rendono praticamente una cura efficace contro il cancro. Una cura che agisce in maniera olistica sul sistema biochimico umano, ristabilendone l'equilibrio. Ecco perché la ganja è un ottimo rimedio a numerose malattie che più o meno tutti potremmo probabilmente incontrare invecchiando: problemi di cuore, malattie autoimmuni, disfunzioni cognitive e cancro.

Allargando gli orizzonti, la scomparsa della canapa nei processi industriali ha portato a un maggiore utilizzo del petrolio e di conseguenza a un maggiore inquinamento, un fattore di rischio non indifferente per il cancro. L'aumento vertiginoso dei casi di tumore in quest'ultimo mezzo secolo potrebbe essere anche stato determinato dalla scomparsa della canapa e dei suoi derivati dall'alimentazione, dalla cosmesi e nella medicina ufficiale.
La reintroduzione della canapa quindi, sostituendo anche solo parzialmente il petrolio, ritenuto da molti sul punto di scarseggiare, renderebbe questo mondo più pulito e meno cancerogeno. Con la reintroduzione nel ciclo alimentare e medicamentoso, il ritorno della canapa, con le sue infinite virtù, sarebbe in un fattore di miglioramento non indifferente per la salute dei cittadini e di questo pianeta.

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