La canapa e l'Europa

Soft Secrets
04 Mar 2011

Un embrione di coordinamento antiproibizionista europeo si è probabilmente costituito su ispirazione del presidente francese Francois Mitterand, che aveva immaginato una Europa che anche sulla politica delle droghe, avrebbe dovuto essere innovativa rispetto agli Stati Uniti, i principali responsabili del proibizionismo.


Un embrione di coordinamento antiproibizionista europeo si è probabilmente costituito su ispirazione del presidente francese François Mitterand, che aveva immaginato una Europa che anche sulla politica delle droghe, avrebbe dovuto essere innovativa rispetto agli Stati Uniti, i principali responsabili del proibizionismo.

Un embrione di coordinamento antiproibizionista europeo si è probabilmente costituito su ispirazione del presidente francese François Mitterand, che aveva immaginato una Europa che anche sulla politica delle droghe, avrebbe dovuto essere innovativa rispetto agli Stati Uniti, i principali responsabili del proibizionismo.

Dopo due anni di discussioni con centinaia di esperti invitati dalla Unione Europea, fu subito chiaro che per ripetere le buone esperienze e non quelle cattive, la politica comune avrebbe dovuto esser basata sulla evidenza scientifica e non sull'ideologia. Il primo impegno sarebbe stato la raccolta e il confronto di dati statistici e il secondo la costruzione di un dialogo aperto con la società civile.

Nel marzo 1993, la Commissione Europea organizzò un seminario a Parigi per sostanziare il processo. Fu in quella occasione che alcuni attivisti decisero di coordinarsi fondando Encod, il coordinamento per politiche giuste ed efficaci sulle droghe. Nel novembre del 1993 fu fondato a Lisbona il Centro europeo di monitoraggio sulle droghe e la tossicodipendenza che, con un bilancio annuale di circa 10 milioni di euro, ha prodotto finora una enorme e quasi esaustiva documentazione.

Da questi dati si evince come la teoria della necessità del proibizionismo per ridurre la domanda ed offerta si sia dimostrata completamente falsa. Nei paesi più tolleranti come il Portogallo o i Paesi bassi, l'offerta e la domanda non sono cresciute. Anzi, proprio in questi paesi si sono registrati alcuni successi come la significativa riduzione nei decessi.

Ma se l'evidenza scientifica ha definitivamente indicato come il proibizionismo sia la risposta sbagliata, le autorità europee fecero di tutto per non assumere delle conseguenze nel corso degli unici due vertici a tema in cui il dibattito è stato molto limitato.

Da allora il coordinamento europeo antiproibizionista decise di portare avanti una intensa campagna nel Parlamento Europeo che nel dicembre 2004 approvò una serie di raccomandazioni, come la istituzione di un meccanismo di dialogo con la società civile sulla politica delle droghe. Questo appello venne ribadito durante una audizione pubblica che Encod organizzò assieme alla Commissione Libertà Civili del Parlamento Europeo nel maggio 2005.

Come risposta al rapporto, Carel Edwards, direttore della Unità Antidroga della Commissione Europea scrisse fiducioso che "il dialogo comincerà nel 2005, ben preparato e strutturato. Io prevedo,senza impegnare me stesso, che noi potremmo ottenere ciò nella seconda parte dell'anno".

In realtà, nonostante le parole, ben poco è cambiato perché la parte maggioritaria delle organizzazioni del Forum è formato da cosiddetti "provider di servizi", professionisti della salute che ottengono il loro finanziamento da autorità locali, nazionali e o europee, per programmi tesi a trattare e prevenire problemi sanitari collegati al consumo di droghe. In quanto tali, non è nella loro natura criticare le autorità. La questione può esser sollevata rispetto al grado di rappresentatività di gente che dipende totalmente dai fondi: molti membri sono organizzazioni che operano come lobby per il mantenimento della proibizione delle droghe (spesso collegate ad organizzazioni tipo Scientology o a comunità terapeutiche di stampo autoritario).

La Commissione Europea ha organizzato il Forum della Società Civile in modo tale che un dibattito fosse accuratamente evitato. Ogni sforzo è stato silenziato dai rappresentanti della Commissione, spiegando che "Stati membri non avrebbero mai accettato una raccomandazione in tal senso". Nessun rappresentante dei governi della Unione europea è stato mai presente alle sessioni, o ha mostrato interesse per le sue conclusioni.
Naturalmente nessuno si è mai lamentato del trattamento. Viaggi in prima classe, camere d'albergo da 250 euro a notte etc. Ma queste condizioni non possono compensare il fatto che in tutti i casi è risultato impossibile ottenere una dichiarazione coerente dal forum sulla impostazione delle politiche delle droghe della Unione Europea, per non parlare di ottenere qualche progresso ed un dibattito reale con le associazioni dei consumatori, come per esempio con i Cannabis Social Club.

Nel gennaio del 2006 la Commissione Europea aveva organizzato una conferenza sulla "Società civile e le Droghe". In questa occasione i 60 partecipanti, tra i quali 17 membri di Encod, produssero un chiaro messaggio diretto alla Commissione europea: "considerando il grande impatto pubblico e l'interesse del fenomeno droghe sul pubblico europeo, è urgente e necessario elaborare un piano concreto per attuare un dialogo sincero e costruttivo tra le autorità e le organizzazioni della la società civile nell'elaborazione e l'implementazione di politiche sulle droghe sia a livello nazionale che della UE". La risposta del rappresentante della Commissione Europea, Francisco Fonseca, fu che "nel 2007, una linea di finanziamento andrà creata per facilitare gli sforzi per inserire le domandi dei cittadini e le loro organizzazioni nelle politiche europee e le strategie sulle droghe".

La prima parte di quella promessa è stata realizzata. Dal settembre 2007 la Commissione Europea ha messo a disposizione 1 milione di euro l'anno per il dialogo con la società civile anche se non si capisce ancora come la somma sia stata ripartita.

L'unica parte visibile di questo bilancio è stata l'istituzione del cosiddetto Forum della Società Civile sulle Politiche delle Droghe nella UE. Ma senza un vero dialogo e senza una riconosciuta rappresentatività delle 26 organizzazioni partecipanti. La Commissione non ha mai voluto indicare i criteri di selezione. E' impossibile sapere chi e che cosa rappresentino queste organizzazioni. Tra queste alcune non sembrano avere degli iscritti o delle regole democratiche. Molte sono gestite da una o due persone con un unico sponsor.

“Per ripetere le buone esperienze e non quelle cattive, la politica comune avrebbe dovuto esser basata sulla evidenza scientifica e non sull'ideologia.

Le sessioni del Forum costano circa 50.000 euro. Negli scorsi 4 anni sono utilizzati 950.000 euro che avrebbero dovuto essere utilizzati per stabilire un dialogo con la società civile.
Nel 2009 la Commissione ha organizzato una cosiddetta Azione Europea sulle Droghe, una campagna di propaganda per mettere in guardia i cittadini europei sui pericoli delle droghe, organizzata su richiesta dei governi senza nessuna consultazione con le organizzazioni della società civile.

Gli antiproibizionisti hanno cercato di ottenere delle spiegazioni dalla Unità Antidroga della Commissione Europea rispetto al futuro del dialogo. Senza risposta, a parte la dichiarazione secondo la quale "la Commissione Europea ha un mandato limitato per agire sul campo della politica globale sulle droghe. Gli stati membri hanno autonomia di decidere quali politiche sulle droghe essi adotteranno".

“La Commissione Europea ha organizzato il Forum della Società Civile in modo tale che un dibattito fosse accuratamente evitato.

Dopo quasi 20 anni, dall'idea di una comune europea sulle droghe che fosse orientata sull'evidenza scientifica (molto diversa da quella della proibizione totale) le istituzioni della UE hanno investito tutte le loro energie per assicurare il mantenimento dello status quo.
Senza trasparenza sulla partecipazione, la strutturazione e la modalità non c'è speranza di un miglioramento. Arrivati a questo punto il Forum sembra esser diventato un paravento per far vedere come la società civile europea sia "rappresentata", in parte, da organizzazioni spesso fittizie interessate soprattutto ai fondi dalla Unione europea: un lavoro che alla fine dei conti rischia di non avere alcun impatto in assoluto sulla più generale politica delle droghe.

Nel frattempo il coordinamento di Encod si è trasformato in un movimento di gruppi ed individui che vogliono mettere in discussione il proibizionismo e in termini molto concreti. In questo senso se il palazzo non sembra sempre rispondere, l'emergere di movimenti significativi come i Cannabis Social Club potrebbe essere un elemento di svolta per la riappropriazione dei beni comuni.

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